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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso / Danimarca

Niente giorno di festa, ci servono soldi per le armi: la decisione della Danimarca

Il parlamento danese ha abolito la festività del Giorno della grande preghiera: servirà a risparmiare 400 milioni di euro da destinate alle spese militari

Nonostante le proteste di religiosi e sindacati, i danesi avranno d'ora in poi un giorno in meno di ferie. Il parlamento di Copenaghen ha infatti approvato l'abolizione del Giorno della grande preghiera, una festa religiosa osservata da secoli, che il governo ha deciso di sacrificare nel nome della corsa agli armamenti e della guerra in Ucraina. Già, perché con lo stop a questa giornata festiva, l'esecutivo guidato dalla socialdemocratica Mette Frederiksen conta di risparmiare 400 milioni di euro. Da destinare all'acquisto di armi.

La festa abolita cade in promavera (il 5 maggio nel 2023) e si chiama "store bededag", che in danese vuol dire più o  meno "grande giornata di preghiera". Fu istituita oltre 330 anni fa per concentrare in un solo giorno diverse festività cattoliche, e da allora è diventata un appuntamento fisso per la Chiesa di Danimarca, di ispirazione evangelica luterana, che è una chiesa di Stato: a finanziarla sono le casse pubbliche, e la gestione vede la partecipazione dei vescovi, del sovrano, del governo e del parlamento.

Stando ai calcoli dell'esecutivo, eliminando questo giorno di festa a partire dal 2024, la Danimarca risparmierebbe circa 400 milioni di euro, una cifra che verrebbe investita nel settore militare per raggiungere l'obiettivo Nato del 2% di spesa militare sul Pil entro il 2030. Il precedente target era fissato al 2033, ma la guerra in Ucraina ha fatto accelerare i tempi dell'Alleanza, e la Danimarca ha dovuto rivedere i suoi piani. Da qui, il sacrificio del giorno di ferie.

L'iniziativa ha suscitato una forte opposizione non solo dalla Chiesa danese: all'inizio di febbraio, circa 50mila manifestanti si sono riuniti davanti al parlamento di Copenaghen per protestare contro il piano. La presidente della Confederazione sindacale danese Fh, Lizette Risgaard, ha dichiarato a Euronews che l'eliminazione di una festività è una "diminuzione unilaterale dei benefici per i lavoratori" e arricchisce i datori di lavoro che ottengono un giorno lavorativo in più. Inoltre, molti dipendenti che già lavorano nei giorni festivi, come gli infermieri e i medici, i servizi di emergenza, il personale di vendita nei negozi o gli addetti all'industria dell'ospitalità e del turismo, perderebbero l'aumento di stipendio che di solito si aspettano. "Non credo sia un problema dover lavorare un giorno in più", ha replicato la premier Frederiksen.

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