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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Un giovane muore in commissariato dopo l'arresto a Bruxelles, è il quarto caso sospetto in un anno

È la seconda volta che avviene nella stessa centrale e i deceduti sono tutti migranti irregolari. A maggio l'Onu aveva espresso preoccupazione per le accuse di violenza razzista da parte della polizia

Si riaccende la polemica sulle possibili violenze della polizia in Belgio dopo la morte, in circostanze ancora da chiarire, di un diciottenne in un commissariato di Bruxelles. E' la seconda volta in un anno che un episodio di questo tipo avviene nella stessa caserma e ben la quarta che una persona è deceduta mentre era in custodia da parte delle forze dell'ordine nella capitale del Belgio. Tutti i casi riguardano migranti sprovvisti di documenti e il sospetto è che a causare le morti siano state violenze o quantomeno negligenze da parte delle forze dell'ordine, con alcune circostanze che fanno tornare alla mente l'omicidio di Stefano Cucchi.

L'ultimo è un giovane di 18 anni e che, secondo le informazioni trapelate sulla stampa locale, era di nazionalità algerina e risiedeva in maniera irregolare in Belgio. Il ragazzo era stato arrestato domenica sera in una delle piazze del centro accusato di aver rubato un telefono. Secondo il racconto degli agenti, il giorno seguente avrebbero provato a servirgli il pranzo ma il ragazzo sembrava dormire e così lo hanno lasciato stare. Dopo poche ore si sono resi conto che stava male e hanno chiamato un'ambulanza ma, all'arrivo dei medici, non c'è stato niente da fare per salvarlo.

Secondo i primi elementi dell'inchiesta, la vittima aveva visto un medico prima di essere messa in cella. Quest'ultimo aveva certificato che la vittima non aveva bisogno di cure mediche e che poteva essere messa in una cella. La procura di Bruxelles ha chiesto il sequestro delle immagini di videosorveglianza e un medico legale che eseguirà un'autopsia nella giornata di oggi, al fine di effettuare analisi tossicologiche.

È la quarta morte sospetta avvenuta in un commissariato della capitale nel solo 2021 e il secondo all'interno dello stesso commissariato. Lo scorso gennaio, un altro giovane di nome Ilyes Abbedou, anche lui algerino e senza un permesso di soggiorno valido, è morto in condizioni simili nella stessa caserma. Il ragazzo era stato trovato senza vita nella sua cella, alla fine di una detenzione che si era prolungata in attesa di una risposta dall'Ufficio Stranieri sulla sua situazione. L'indagine è ancora in corso, ma l'analisi delle immagini di sorveglianza e l'autopsia hanno già dimostrato che, sebbene l'uomo fosse già morto alle quattro del mattino, e fosse senza conoscenza dalle 23:39, gli agenti hanno constatato la sua morte solamente nove ore dopo il decesso.

Sempre a gennaio, Ibrahima B., un giovane guineano, è morto dopo essere stato arrestato dalla polizia a Saint-Josse, uno dei quartieri-città di Bruxelles, e messo in una cella. L'autopsia ha parlato di un attacco di cuore. Quest'estate, un uomo di 26 anni di nome Mounir è morto in ospedale in circostanze ancora poco chiare, dopo un intervento della polizia a Schaerbeek, un'altra città-quartiere, riporta il sito dell'Osservatorio delle violenze da parte della polizia in Belgio.

Nel mese di maggio, il Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale (Cerd) ha pubblicato un rapporto nel quale esprimeva preoccupazione per il fenomeno di violenza razzista da parte della polizia e di profilazione razziale in Belgio. Il dossier non si riferiva a questi casi ma comunque citava diverse denunce di decessi in detenzione o a seguito dell'intervento della polizia, nonché maltrattamenti di persone appartenenti a minoranze etniche, migranti o richiedenti asilo. "Il comitato è preoccupato per il fatto che la profilazione razziale da parte della polizia continua ad essere un problema persistente nello Stato e che non esiste una legge che lo proibisca esplicitamente", si legge nel rapporto, che sottolinea anche una formulazione troppo vaga dei motivi per i controlli di polizia nella legge sulla polizia ("motivi ragionevoli") e una mancanza di dati sulle persone interessate dai controlli.

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