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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Con la crisi di governo addio alla Concorrenza, all'Italia un commissario secondario

Il nome deve essere proposto entro il 26 agosto, ma ora il governo non ha più l'autorevolezza per condurre una battaglia a Bruxelles. Anche l'Agricoltura si allontana

La crisi di governo voluta da Matteo Salvini in Italia, dopo la rottura con Luigi Di Maio, avrà ripercussioni anche in Europa dove il nostro Paese ora può dire addio al tanto bramato commissario alla Concorrenza, e probabilmente anche alla seconda scelta, l'Agricoltura. Entro il 26 agosto il governo di Giuseppe Conte avrebbe dovuto comunicare al presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il nome italiano per il posto nell'esecutivo comunitario.

Governo senza più autorevolezza

Della lista di nomi proposti dal Carroccio farebbero parte il responsabile delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, il sottosegretario all’Economia Massimo Garavaglia e il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno. Ma ora il nostro governo non ha più la forza né l'autorevolezza, essendo praticamente prossimo alla sua fine, di condurre una battaglia per ottenere quello che ritiene spetti al nostro Paese. Tutti gli altri Paesi stanno avanzando le loro richieste mentre da noi i partiti di governo sono impegnati a litigare tra loro. In questo scenario è difficile che riusciremo a strappare un portafoglio tanto delicato come quello della Concorrenza, che ha poteri sulle economiche di tutti i Paesi membri, e anche l'Agricoltura, ruolo forse minore ma che gestisce una delle principali politiche comunitarie.

M5S: "Condannati all'irrilevanza"

“Non si è mai visto un partito che prende il 34 per cento alle elezioni europee e si condanna in questo modo all'irrilevanza internazionale. Nemmeno Renzi riuscì in tale impresa. Salvini e la Lega stanno danzando sulla pelle degli italiani, complimenti", ha attaccato in una nota il Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo. Non è la prima volta che un governo italiano si trova in una situazione del genere.

Il caso del 1994

Come ricostruisce l'Agi una situazione simile si era già presentata nel 1994, con il governo di Silvio Berlusconi. Allora il neo presidente del Consiglio aveva deciso: a Bruxelles, come commissari italiani alla Ue, dovevano andare Giorgio Napolitano e Mario Monti, all'epoca rettore della Bocconi. A quel punto, però, Marco Pannella piombò a palazzo Chigi, litigò con Giuliano Ferrara, ministro dei Rapporti col Parlamento e sponsor di Napolitano, e impose la nomina a Bruxelles di Emma Bonino al posto del presidente uscente della Camera. Nel frattempo, però, i giochi a Bruxelles erano fatti e alla rappresentante italiana nella Commissione Ue fu affidata la delega della Pesca. Fu l'esponente radicale che, con la sua abilità e la sua credibilità internazionale, riuscì poi a recuperare altre competenze e al suo portafoglio furono poi aggiunti la politica dei consumatori e l'ufficio europeo per gli aiuti umanitari.

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