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Sabato, 20 Aprile 2024
Guerra in Ucraina

Covid sotto le bombe: nei rifugi di Kiev scatta l’emergenza contagio

Il servizio sanitario paralizzato dalla guerra non riesce a diagnosticare tutti i nuovi casi e dare assistenza ai malati. E nei bunker sotterranei si moltiplicano i positivi

Andare nel rifugio antiaereo per mettersi in salvo dalle bombe o restare a casa propria per non contagiare le altre persone? Questo è il dilemma di fronte al quale si sono trovati i tanti cittadini ucraini positivi al Covid-19 lo scorso 24 febbraio, il giorno in cui è iniziata l’invasione del Paese da parte dell’esercito russo. A 17 giorni dall’inizio della guerra, la crisi pandemica è ovviamente passata in secondo piano, ma il giornale locale The Kyiv Independent ha dato conto nelle ultime ore di quella che oramai è una nuova emergenza.

Le mascherine e il distanziamento sociale sono infatti diventati un ricordo del passato in Ucraina da quando la Russia ha lanciato la sua invasione. Ma all’alba del conflitto la situazione epidemiologica non era di certo adatta a un simile alleggerimento delle misure, specie negli ambienti chiusi come i rifugi antiaereo o i tunnel delle metropolitane, trasformati nelle ultime settimane in veri e propri bunker. Solo un giorno prima dell'invasione, il 23 febbraio, in Ucraina si registravano oltre 25 mila nuovi casi di Covid-19 e solo il 38% degli ucraini aveva completato la vaccinazione primaria. Mentre le file di carri armati russi entravano nelle strade del Paese, per il ministero della Salute di Kiev c’erano 646 mila persone positive al coronavirus. 

Il combinato disposto tra la bassa percentuale di popolazione vaccinata, il numero relativamente alto di positivi all’inizio della guerra e la necessità di nascondersi in ambienti sotterranei chiusi e sostanzialmente privi di ventilazione ha dunque generato una nuova crisi epidemiologica della quale, al momento, è impossibile riportare i dati. Se ciò non bastasse, la settimana scorsa gli ospedali ucraini danneggiati o distrutti erano almeno 34. La guerra non avrebbe risparmiato nemmeno i servizi mobili di assistenza medica: secondo il ministero della Salute ucraino, l’esercito russo ha attaccato anche le auto che portano ossigeno ai malati di Covid-19.

“Ad essere onesti, il Covid non era la mia più grande preoccupazione”, ha affermato al The Kyiv Independent Kateryna Ilchenko, una residente della capitale ucraina contagiata in un rifugio antiaereo durante i primi giorni dell’invasione. “Lo spazio era abbastanza grande, ma non c'era quasi alcuna ventilazione”, ha aggiunto la donna che ha affermato di non poter fare altro che bere bevande calde per alleviare i sintomi della malattia. 

Nonostante diversi laboratori e ospedali siano fuori servizio, il 10 marzo il ministero della Salute è riuscito a diagnosticare 6.700 nuovi casi di Covid-19. Nello stesso giorno, circa 5.700 pazienti sono stati ricoverati. Numeri non comparabili a quelli pre-conflitto, dal momento che il Paese è pressoché paralizzato, con ciò che ne consegue in termini di tracciamento dei casi e isolamento dei positivi. 

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