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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'allarme

Come il Covid ha accelerato la diffusione di superbatteri. E la "pandemia" dell'Abr

L’abuso di antibiotici è esploso con la prima ondata, salvo poi scopire di non essere utili. "Anticipato di 10 anni il picco di morti per l'antibiotico-resistenza"

“La prossima pandemia è già iniziata”: è il titolo eloquente di un lungo articolo del Pais sul rischio crescente posto dalla cosiddetta antibiotico-resistenza (Abr), cioè la capacità dei batteri di diventare più forti e resistenti agli antibiotici, finendo per rendere inutili questi ultimi. E la situazione non ha fatto che peggiorare a causa della pandemia, quando in tutto il mondo è stato fatto un impiego massiccio (e spesso scorretto) di questi farmaci. Il risultato? Per metà secolo, se non prima, l’Abr potrebbe diventare una delle prime dieci cause di morte a livello globale, superando il cancro.

Cos’è l’antibiotico-resistenza

Immaginiamo un mondo in cui qualsiasi ferita, anche lieve, può diventare letale. È quanto accadeva fino a un secolo fa, prima che il professor Alexander Fleming inventasse la penicillina segnando l’inizio dell’era degli antibiotici. Ma il nostro futuro potrebbe essere simile. È questo che rischiamo, infatti, se non fermiamo l’abuso dei farmaci antibiotici. La resistenza dei batteri ai farmaci può essere naturale o svilupparsi a seguito di un’esposizione all’antibiotico, ed accelera con l’uso inappropriato di quest’ultimo, che esercita una “pressione selettiva” sulla popolazione batterica, favorendo i ceppi più resistenti, cioè con minore sensibilità agi antibiotici, i cosiddetti “superbatteri”. Ecco perché Paolo D’Ancona, dell’Istituto Superiore di Sanità, avverte di essere cauti nel prendere antibiotici: “Sono farmaci che vanno utilizzati in maniera corretta, solo quando necessari e dopo prescrizione medica”.

Il fenomeno in cifre

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ogni anno muoiono circa 700mila persone per infezioni provocate da batteri resistenti agli antibiotici. In Europa, si parla di circa 33mila decessi annuali, di cui 10mila solo nel nostro Paese. Un rapporto stilato nel 2016 per il governo britannico avvertiva che, senza un’adeguata azione di contrasto a livello globale, l’Abr avrebbe potuto portare a 10 milioni di morti l’anno entro il 2050. Ora, secondo il microbiologo Bruno González Zorn, “i 10 milioni di morti potrebbero non verificarsi più nel 2050, ma nel 2040 o 2030”. C’è poi il problema legato all’assistenza ospedaliera. Diversi soggetti sviluppano infezioni da patogeni resistenti ai farmaci proprio nelle strutture sanitarie: in Italia si tratta di circa il 75% del totale.

Gli effetti della pandemia

Zorn ha parlato di una “tempesta perfetta” a causa dello scoppio della pandemia di Covid. Da febbraio a marzo 2020, il consumo di azitromicina, antibiotico usato disperatamente nel caso in cui funzionasse anche contro il coronavirus, è aumentato del 400%. Il consumo di doxiciclina è aumentato del 517%.E' successo in Spagna come in altre parti del mondo, Italia compresa. In Europa, questi livelli sono tornati rapidamente alla normalità, ma hanno continuato a impazzire in altre regioni del mondo.

In America Latina, per esempio, il consumo di antibiotici è esploso durante la prima ondata della pandemia, ma non è più rientrato da allora. “Sono stati usati così tanti carbapenemi (un tipo di antibiotico, ndr) durante la pandemia che in alcuni paesi, come il Cile, abbiamo i livelli di resistenza che ci aspettavamo di avere nel 2030. Abbiamo accelerato di 10 anni. Siamo molto allarmati”, ha dichiarato.

Quanto alle infezioni contratte in ospedale, la situazione è solo apparentemente migliorata: se è pur vero che si sono dimezzate rispetto al 1990, è altrettanto vero che quelle acquisite oggi sono in media più problematiche. “Lo chiamiamo capitalismo genetico. Un batterio che è resistente tende a rimanere in giro ed è più probabile che acquisisca ancora più meccanismi di resistenza. È come qualcuno che ha già soldi, che ha più facilità a fare più soldi”, ha spiegato il microbiologo Rafael Cantón, che ha parlato di un “tremendo picco” nel consumo di antibiotici nelle strutture sanitarie durante la pandemia.

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