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Martedì, 23 Aprile 2024
La sentenza / Regno Unito

L'Alta Corte britannica dà il via libera: i migranti potranno essere deportati in Ruanda

Rigettato il ricorso delle associazioni, che annunciano ricorso, martedì previsto il primo volo. L'Alto Commissariato per Rifugiati Onu critica il piano: “Rischiano danni gravi, irreparabili”

Pochi giorni prima delle prime partenze programmate, i giudici britannici hanno autorizzato il controverso piano del governo di Boris Johnson di deportare i richiedenti asilo in Ruanda, respingendo l'appello delle associazioni per i diritti umani. Il giudice dell'Alta Corte di Londra, Jonathan Swift, che stava esaminando il caso con urgenza, ha affermato che è "importante nell'interesse pubblico che il ministro dell'Interno, Priti Patel, sia in grado di attuare gli ordini di controllo dell'immigrazione". I ricorrenti, tra cui le associazioni Care4Calais e Detention Action, hanno subito presentato ricorso, che sarà esaminato lunedì alla vigilia di un primo volo che trasporterà circa 30 richiedenti asilo nel Paese dell'Africa orientale, con disappunto dell'Onu e delle associazioni di aiuto ai rifugiati che definiscono la politica "illegale". Sono possibili anche ricorsi individuali dei migranti destinati alla deportazione.

Patel, la mente dietro il piano, ha accolto con favore la sentenza, che per lei è una importante vittoria politica. "Le persone continueranno a cercare di impedire il loro trasferimento attraverso sfide legali e rivendicazioni dell'ultimo minuto, ma non saremo dissuasi dalla volontà di fermare il mortale traffico di esseri umani e alla fine salvare vite”, ha detto la politica conservatrice, lei stessa figlia di rifugiati arrivati nel Regno Unito negli anni Settanta. "Il Ruanda è un Paese sicuro ed è stato precedentemente riconosciuto come capace di fornire un rifugio sicuro per i rifugiati", ha aggiunto.

Il governo del Regno Unito, uno dei Paesi più ricchi del mondo, ha firmato ad aprile un accordo del valore di 120 milioni di sterline (145 milioni di euro) con quello del Ruanda, una delle nazioni più povere del pianeta, per dargli in custodia richiedenti asilo che sbarcano illegalmente sulle coste britanniche, in attesa dell'approvazione eventuale del loro pratica per l'asilo. Gli aspetti specifici della politica impugnata in giudizio erano il diritto del ministro dell'Interno di effettuare i trasferimenti, la razionalità della sua affermazione secondo cui il Ruanda è generalmente un “Paese terzo sicuro”, l'adeguatezza delle disposizioni per la prevenzione della malaria nella nazione e in generale la conformità del piano alle norme sui diritti umani.

Durante l'udienza è stata chiamata a testimoniare anche Laura Dubinsky, rappresentante dell'Alto Commissariato per Rifugiati (Unhcr), la quale però ha denunciato "il pregiudizio grave e irreparabile" che lo schema ruandese di Londra minaccerebbe di produrre sui richiedenti asilo coinvolti. Dubinsky ha chiarito anche che l'Onu non ne ha mai approvato la legalità, arrivando ad accusare apertamente la compagine Tory di aver fatto trapelare dichiarazioni ingannevoli al riguardo. "L'Unhcr non è coinvolta in alcun modo nell'accordo tra Regno Unito e Ruanda, nonostante il ministro dell'Interno abbia detto il contrario", ha dichiarato la legale dell'agenzia Onu.

Secondo Dubinksy, i richiedenti asilo sono a rischio di "danni gravi, irreparabili" se spediti in Ruanda, Paese sulle cui capacità di gestire il flusso l'Onu "ha serie preoccupazioni", in particolare per quanto riguarda le salvaguardie legali e la possibile discriminazione degli omosessuali. "Queste preoccupazioni sono state comunicate alle autorità britannica e nondimeno la posizione del ministro è che l'Unhcr ha dato luce verde a questo piano", ha concluso l'avvocato, "questa è una menzogna".

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