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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus, Miguel Bosé alla guida dei gilet arancioni spagnoli

Il cantante chiede la mobilitazione ma non si presenta in piazza assieme ai 3mila manifestanti contrari alla mascherina obbligatoria e scettici sull’esistenza stessa della pandemia: “Quel che uccide è il 5G”. Proteste anche a Bruxelles

“Yo soy la resistencia”. Con un video sui social, il cantante italo-spagnolo Miguel Bosé ha chiesto ai cittadini di mobilitarsi contro l’introduzione della mascherina obbligatoria e di altre misure di distanziamento sociale imposte da Governo spagnolo e dalle autorità delle regioni iberiche più colpite dalla seconda ondata della pandemia. L’artista si è fatto da tempo portavoce delle istanze che in Italia hanno dato vita al movimento dei gilet arancioni guidati da Antonio Pappalardo. Critiche al 5G e complotti orditi da Bill Gates sono il filo rosso che unisce le due personalità. 

La protesta 

Ma al contrario di Pappalardo, Bosé ha sostenuto la mobilitazione per poi non presentarsi in piazza a Madrid, dove un numero di manifestanti stimato tra le 2.500 e 3.000 persone si sono radunate nel pomeriggio di domenica per protestare “contro la falsa pandemia”. Durante la manifestazione non solo sono state prese di mira le misure adottate dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, ma anche l’affidabilità dei test usati per rilevare il virus e la capacità dei portatori asintomatici di Covid di trasmettere il virus ad altre persone.

Gli slogan

Il giornale El Pais riporta che, per diverse ore, i manifestanti hanno scandito slogan come “vogliamo vedere il virus”, “non abbiamo paura” e “ciò che uccide è il 5G”, quest'ultimo con riferimento alla teoria del complotto che collega le reti internet di quinta generazione con la diffusione del coronavirus.

La manifestazione a Bruxelles

Nella stessa giornata e in un’altra capitale europea, quella belga, sono scese in piazza circa 200 persone per protestare contro la “follia virale” delle nuove misure sanitarie stabilite dall’amministrazione regionale di Bruxelles. A fronte del superamento della soglia d’allerta di 50 nuovi contagi giornalieri ogni 100mila abitanti, le autorità della capitale belga hanno infatti deciso di rendere obbligatoria la mascherina anche per chi circola a piedi all’aria aperta, indipendentemente dal fatto che vengano rispettate le distanze di sicurezza o meno. Gli oppositori alle misure di prevenzione hanno anche brandito manifesti con su scritto “ferma la dittatura”, “mascherina illegale” e “Covid finito, smettetela di spaventarci”. Chi protesta denuncia misure sanitarie ritenute troppo severe e che minerebbero le libertà individuali e fondamentali.

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