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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus, Londra: ecco perché il contagio per ora è utile e non servono (ancora) misure all'italiana

Gli esperti del governo britannico hanno spiegato che è un'illusione credere che chiudendo subito tutto si arrivi a casi zero, e perché la diffusione della malattia tra la parte più in salute della popolazione, in assenza di vaccini, può servire anche ad aiutare i più deboli

Non “torneremo ad abbracciarci” ma “prepariamoci perché altre famiglie perderanno i loro cari”. È partendo dalle dure verità che ieri il premier britannico, Boris Johnson, ha annunciato le misure prese (e al momento soprattutto non ancora prese, qui le spiega il Guardian) per affrontare la crisi del coronavirus nel Regno Unito. Con i contagi ufficiali che al momento sono 590, e i morti otto (ma le stime reali sembra arrivino a 10mila contagi) Londra ha scelto di provare a parlare non alla pancia o al cuore della popolazione, ma al cervello, tentando di spiegare che non stiamo affrontando una semplice influenza ma la “peggiore crisi di salute pubblica di un'intera generazione”. Una cosa di cui dobbiamo essere consapevoli, così come però dobbiamo essere allo stesso tempo consapevoli che non ci troviamo di fronte all'Ebola, con la sua altissima mortalità (Londra stima la mortalià del coronavirus sotto l'1%, con percentuali che salgono molto dopo i 70 anni).

Esperti e non politici in prima fila

A differenza di Paesi come Italia, Francia e Stati Uniti, dove Giuseppe Conte, Emmanuel Macron e Donald Trump hanno inviato i loro messaggi alla nazione con un video, Johnson si è presentato davanti alla stampa, alle cui domande ha risposto per circa mezz'ora. E non lo ha fatto da solo. Insieme a lui c'erano i due principali consiglieri scientifici del governo britannico: il chief medical officer, Chris Whitty (il calmo esperto di cui abbiamo bisogno per affrontare la crisi, lo ha definito il Guardian), e il chief scientific adviser, Patrick Vallance. Due professori dall'incredibile carriera medica e accademica. Sono loro, insieme alla loro squadra, gli autori del piano per rispondere alla crisi che nel Paese, hanno avvertito, è soltanto alle fasi iniziali. E sono loro che sono stati chiamati a spiegare le tesi che sosterranno l'azione del governo, un'azione che si basa su “evidenze scientifiche”, è questo il mantra che viene ripetuto in continuazione ormai da settimane.

Impossibile (e non desiderabile) fermare il contagio ora

Evidenze scientifiche che probabilmente sono condivise da tanti altri governi e dai loro esperti, che però quello britannico comunica con una disarmante trasparenza. Una di queste la spiega Vallance: "Non possiamo impedire del tutto che il contagio si propaghi, e non è nemmeno desiderabile, perché dobbiamo creare una certa immunità nella popolazione per proteggerci anche in futuro". Come l'influenza anche il coronavirus si sconfigge anche grazie all'immunità di gregge, che normalmente viene creata con l'ausilio dei vaccini. Per il Covid-19 il vaccino è ancora lontano e allora il fatto che la parte sana della popolazione contragga il virus e sviluppi anticorpi, diventa anche un modo per proteggere anche i più vulnerabili e anziani, che “sono a maggior rischio”. Inoltre gli esperti britannici pensano che il Covid-19 potrebbe anche diventare come l'influenza stagionale, e riproporsi ciclicamente in futuro e allora tra i vaccini che si creeranno, e l'immunità già presente in parte della popolazione, sarà più facile da battere. Ma potrebbe anche riproporsi tra solo qualche mese, quando il peggio sembrerà passato e le misure di quarantena saranno sollevate (su questo ci sarà molto da imparare dall'esperienza di Wuhan).

Per i giovani pochissimi rischi

Quando un calciatore si ammala la notizia preoccupa tanti. Ma si tratta di un giovane in ottima salute e condizione fisica, una persona per cui il rischio è bassissimo (seppur ovviamente non pari a zero), e per cui la guarigione sarà piuttosto veloce. Queste persone una volta guarite potrebbero contribuire a costruire una barriera protettiva per tutta la società quando si tornerà alla vita normale e il virus potrebbe ricomparire. Ai giovani Londra ha chiesto di non chiedere subito l'ospedalizzazione, ma sapere che sintomi anche forti per due giorni sono normali e di avere fiducia senza andare subito in panico. I letti in ospedale nel momento della crisi forte, che non si nega che verrà, serviranno per i casi più gravi e per gli anziani.

Solidarietà contro panico

Bisogna capire che non bisogna allarmarsi per ogni caso e che bisogna focalizzarsi soprattutto sulla cura dei più deboli, per proteggere i quali bisognerà anche imporre “misure draconiane”, e Londra ha annunciato che è pronta a farlo, ma “bisogna farlo nel momento giusto”, e non troppo presto facendosi prendere dal panico. Bisogna andare gradualmente verso misure sempre più restrittive e preparare la popolazione. “Il migliore effetto non si raggiunge facendo scoppiare fenomeni di panico, ma fenomeni di altruismo, servono persone che vogliono aiutare gli altri, portare la spesa ai vicini, le medicine se necessario”, ha detto Vallance.

L'importanza della tempistica

Nel Regno Unito per ora si parte con la quarantena per 7 giorni di chiunque abbia sintomi anche solo simili a quelli del coronavirus. Quella più lunga o anche quella generalizzata sono ipotesi aperte e che verranno messe in campo più in là se necessario. Provvedimenti del genere secondo il team di esperti vanno imposti nel momento giusto perché la parabola di un'epidemia resta bassa e stabile per un certo tempo e all'improvviso comincia a salire e si impenna. Scegliere il momento adatto per ogni azione è fondamentale per ritardarla e poi ridurla, consapevoli che pensare che non ci sia è semplice illusione. Quando si chiede di mettersi in quarantena o di attuare misure di distanza sociale in tempi di crisi “le persone iniziano magari con un grande entusiasmo, ma col tempo poi si stancano. Se inizi troppo presto e l'impegno delle persone viene a mancare quando siamo quasi al picco, cioè quando ne abbia più bisogno, non è il modo migliore per imporre certe misure. Dobbiamo farlo all'ultimo momento ragionevole in modo che le persone siano focalizzate quando è più necessario”, ha spiegato Whitty avvertendo: “Sarà una cosa difficile da fare, ve ne accorgerete. E per questo non possiamo chiedere ai nostri cittadini di farlo più di quanto non sia ritenuto ragionevole dall'epidemiologia”.

Il vantaggio di avere l'esempio italiano

Nell'affrontare una malattia scoperta da così poco tempo, e che si sta diffondendo così velocemente, è fondamentale che i Paesi imparino l'uno dall'altro, a partire dall'esempio cinese. In Europa il vantaggio del Regno Unito, come quello di altri Paesi, è di essere, secondo le previsioni degli esperti, circa 4 settimane indietro a una situazione paragonabile a quella italiana, per quanto riguarda la proporzione dei contagi. Al momento il Paese ha deciso di affidarsi soprattutto al senso civico dei suoi cittadini e scuole, uffici ed esercizi commerciali restano aperti normalmente, anche se diversi eventi sono già stati annullati, tipo la parata di San Patrizio a Londra, altri seguiranno presto. Qui però chi teme di avere il virus da tempo si mette già in isolamento, o l'isolamento gli viene imposto dall'azienda, e da tempo le imprese che possono, stanno lentamente passando al telelavoro da casa, l'economia è forte e organizzata e questo ovviamente è un loro vantaggio. Se si tratta di una scelta azzardata, o se le famose “evidenze scientifiche” sono state lette nel modo giusto, lo si scoprirà soltanto nelle prossime settimane.

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