Covid-19, il caso Alto Adige: no al lockdown dell'Italia, sì a quello tedesco
La Provincia per andare contro la linea nazionale prima aveva deciso la linea soft e non accettato l'ultimo Dpcm, poi la svolta dopo pochi giorni con provvedimenti più duri per mostrarsi allineata con Austria e Germania
Il coronavirus sta dividendo l'Italia, e non solo tra i fautori della linea dura e quelli della linea morbida per contrastare la diffusione della malattia. Non solo tra quelli che negano la sua gravità (o addirittura esistenza) e quelli che sono seriamente preoccupati. Adesso addirittura tra quelli che ritengono che l'Alto Adige sia una provincia italiana e quelli che la vorrebbero austriaca (o magari tedesca).
Dalla linea soft a quella dura
Sì perché a quanto pare il suo governatore più di seguire i consigli degli esperti, preferisce piuttosto fare semplicemente il contrario di quanto fa il governo nazionale, o almeno pretendere di farlo, arrivando a sfiorare il ridicolo (se non superarlo). Dopo l'ultimo Dpcm voluto dal premier Giuseppe Conte il 24 ottobre, la giunta della Provincia autonoma di Bolzano guidata da Südtiroler Volkspartei e Lega aveva annunciato che non avrebbe accettato le restrizione ma le avrebbe ammorbidite. A differenza del resto della nazione ha stabilito che bar avrebbero dovuto chiudere alle 20, i ristoranti alle 22, mentre cinema e teatri potevano restare aperti. Adesso però visto che la Germania e l'Austria hanno preso misure più severe per contrastare la pandemia il governatore Arno Kompatscher ha magicamente cambiato idea e adducendo la motivazione del cambiamento “dell'andamento epidemiologico” (quello italiano o quello austriaco verrebbe da chiedersi...). Per questo ha convocato una riunione straordinaria della giunta e di fatto ha accettato il Dpcm nazionale, aggiungendo anche alcune restrizioni maggiori. “Ci muoviamo in linea con la Germania e l'Austria", ha rivendicato pomposamente. E così dalla linea soft si è passati a quella dura.
Le nuove misure
Da sabato, e fino a martedì 24 novembre, in Alto Adige, bar, gelaterie e pasticcerie dovranno restare chiusi. Resteranno aperti fino alle ore 18 i ristoranti e negozi, esclusi quelli che vendono generi alimentari e farmacie. Viene fatto divieto assoluto per ogni tipo di evento o manifestazione, sono annullate le attività di cori e bande musicali e ci sarà il divieto di spostamento dal proprio domicilio - ad eccezione che per motivi di salute, di lavoro o di necessità - tra le ore 22 e le cinque del mattino. Niente attività sportiva se non in forma individuale: stop a sport di contatto e allenamenti di gruppo. Rimane garantita la didattica in presenza per servizi di assistenza alla prima infanzia, scuole materne, scuole elementari e scuole medie, mentre per le scuole superiori, sino a fine novembre, la didattica a distanza dovrà coprire almeno il 50% delle ore di lezione.
L'altra giravolta
Non è la prima volta che la giunta di Kompatscher si lascia andare a questo balletto fatto di giravolte che durano soltanto pochi giorni. Già a quando Conte emanò il Dpcm del 13 la Giunta provinciale Svp-Lega decise di non recepirlo, ma anche quella volta gli bastarono poi pochi giorno di “gloria” sui giornali per poi introdurre praticamente le stesse misure con un proprio provvedimento.