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Giovedì, 28 Marzo 2024
Inclusione / Ucraina

Contro Putin scende in campo anche una brigata Lgbt+, il suo simbolo è l'unicorno

Alcuni soldati ucraini omosessuali hanno deciso di uscire allo scoperto e identificarsi attraverso l'emblema dell'animale fantastico: "A differenza sua noi esistiamo. E combattiamo"

L'Ucraina non è uno dei Paesi più accoglienti d'Europa per quanto riguarda le persone Lgbt+, eppure la comunità arcobaleno si sente parte di questa nazione che ama, e come tanti altri ha deciso di scendere in prima linea per difendere il proprio Paese dall'invasione della Russia di Vladimir Putin. Alcuni dei combattenti omosessuali hanno deciso di uscire allo scoperto e identificarsi attraverso un simbolo: un unicorno, cucito sulle loro divise. La pratica, spiega la Reuters, si rifà al conflitto del 2014 quando la Russia ha annesso la penisola di Crimea e "molte persone dicevano che non ci sono gay nell'esercito", ha spiegato l'attore, regista e insegnante di recitazione Oleksandr Zhuhan, combattente apertamente omosessuale. "Quindi loro (la comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender e queer) hanno scelto l'unicorno perché è come una creatura fantastica e 'inesistente'", ha detto.

I soldati Lgbt+ ucraini hanno vissuto per lungo tempo una situazione estremamente complicata: anche l'esercito ucraino non è un luogo sicuro per omosessuali, bisessuali e non binari perché dalla rivolta di Maidan del 2014, il governo, l'esercito e le forze di sicurezza hanno istituzionalizzato nei loro ranghi ex milizie e battaglioni di volontari legati all'ideologia neonazista, come il famigerato Azov. I soldati ucraini hanno denunciato molestie, discriminazioni e diversi atti di omofobia subiti nell'esercito. Ma con lo scoppio del conflitto, le cose stanno lentamente cambiando. I militari, di qualsiasi tendenza sessuale siano, condividono ormai un unico obiettivo: battere i russi, e così le differenze, in una situazione tanto delicata, passano in secondo piano.

“I nostri compagni ci hanno accettato” raccontano Zhuhan e Antonina Romanova, una coppia Lgbt+ di persone che si definiscono non binarie e che ha deciso di non nascondersi o fuggire, ma di schierarsi al fianco dell’esercito. "Non c'era aggressività, nessun bullismo... Era un po' insolito per gli altri. Ma, col tempo, le persone hanno iniziato a chiamarmi Antonina, alcuni hanno persino usato il mio pronome lei", ha detto Romanova. Dopo tre mesi, le due hanno cambiato unità, inizialmente, le cose sembravano peggiorare per loro “volavano degli schiaffi”, ha raccontato. Ma le cose sono migliorate con l’arrivo in caserma dei comandanti che hanno dichiarato di “non tollerare alcun tipo di omofobia” sottolineando come “l'unica cosa importante in prima linea è essere un buon combattente”.

“La cosa di cui sono preoccupato - ha detto Zhuhan - è che nel caso venissi ucciso durante questa guerra, non permetteranno ad Antonina di seppellirmi nel modo in cui voglio essere sepolto”. “Preferirebbero che mia madre mi seppellisse con il prete che legge stupide preghiere... Ma io sono ateo e non lo voglio”, ha detto il combattente. La questione dell’omosessualità nell’esercito ucraino è stata sollevata per la prima volta da Viktor Pylypenko, fondatore dell’associazione militare Lgbt+ ucraina per la parità di diritti. Tra gli obiettivi conclamati dell’associazione: difendere la patria dagli occupanti russi e difendere la democrazia e l'uguaglianza per tutti i cittadini ucraini.

"Il nostro obiettivo è raggiungere l'uguaglianza per la comunità Lgbt+, il diritto al matrimonio, a una famiglia completa e alla non discriminazione. Oltre a difendere i nostri diritti, chiediamo anche parità di diritti e inclusione per tutte le minoranze e i gruppi di cittadini ucraini rispettosi della legge, senza eccezioni. È attraverso la lotta per l'uguaglianza che la nostra società diventerà più umana, inclusiva, supererà gli odiosi pregiudizi e si avvicinerà agli ideali di una libera Ucraina europea", scrivono sul loro sito web. Incoraggiano le persone apertamente Lgbt+ a unirsi alla loro milizia, ma anche coloro che non hanno ancora fatto coming out. Sostengono che "le norme, i regolamenti e gli statuti militari dovrebbero essere inclusivi delle persone Lgbt+".

Secondo la International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, l'Ucraina è al 39esimo posto su 49 Paesi europei per il trattamento complessivo delle persone Lgbt+. I matrimoni gay non sono consentiti nel Paese, la Chiesa cristiano-ortodossa considera l'omosessualità un peccato e non esistono leggi antidiscriminatorie a tutela delle comunità.

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