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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Brexit, Conte rassicura: "Johnson amico, tuteleremo italiani". Ma preoccupa stretta su migranti e imprese

Il premier commenta l'esito delle elezioni britanniche e si dice sicuro del fatto che i nostri cittadini e le nostre imprese non avranno forti ripercussioni. Ecco qual è lo scenario che si apre con il trionfo dei brexiter

Il successo schiacciante di Boris Johnson alle elezioni politiche nel Regno Unito chiude una volta per tutte le porte alle ipotesi di un rinvio o addirittura di un passo indietro sulla Brexit. Adesso, il tema a Bruxelles, dove è in corso la seconda giornata del vertice dei leader Ue, è come evitare una Brexit "disordinata", ossia un'uscita dall'Unione che metterebbe a rischio i diritti dei cittadini europei che vivono e lavorano nel Paese britannico e gli affari delle imprese Ue che qui operano. L'Italia sarebbe tra gli Stati membri più toccati. E anche per questo il premier Giuseppe Conte ha voluto subito rassicurare gli italiani coinvolti: "Johnson è un amico, sarà una Brexit ordinata".

Una Brexit ordinata?

Secondo Conte, infatti, la netta affermazione dei conservatori di Johnson servirà a chiarire il quadro dei nuovi rapporti tra le due sponde della Manica: "Ho già fatto le congratulazioni all'amico Boris Johnson: abbiamo un rapporto ottimo, ci siamo sentiti e incontrati varie volte, presto ci incontreremo", ha premesso, prima di rivolgersi ai cittadini italiani in Gran Bretagna: "Vanno rassicurati perché abbiamo già lavorato con loro costantemente. Ci eravamo già preparati per tutelarli a pieno nella prospettiva 'no deal', adesso si prospetta una Brexit ordinata", dice sicuro. "Noi abbiamo lavorato con Barnier che è il negoziatore per l'Ue" e garantisce una "continuità molto importante per avere ottimi risultati. Lui ha recepito tutte le istanze di tutela delle nostre imprese e della nostra comunità", ha concluso.

Ma quali sono le prospettive che si aprono con la vittoria di Johnson? Con il forte mandato ricevuto, il premier riconfermato inizierà ora un percorso a tappe forzate per approvare il più rapidamente possibile l'accordo che raggiunto ad ottobre con Bruxelles e portare il Paese ad una uscita ordinata entro il prossimo 31 gennaio. Poi potranno iniziare le trattative con l'Ue per stipulare una nuova partnership. Il Paese per un anno resterà ancora in un periodo di transizione, con direttive e regolamenti che dovrebbero ancora applicarsi come se fosse parte del blocco, ma dal 2021 il divorzio dovrebbe essere completo.

Stretta sull'immigrazione

Sarà allora che probabilmente entreranno in vigore le nuove misure molto restrittive sull'immigrazione promesse da Johnson e che probabilmente verranno portate in Parlamento e approvate nei prossimi mesi. Il premier ha annunciato un sistema a punti in stile australiano che dividerà gli immigrati in tre categorie. Lo schema dovrebbe offrire una via di ingresso preferenziali per i lavoratori identificati come altamente qualificati o “eccezionali”, e anche per imprenditori che intendono creare nuove attività commerciali. Per loro non sarà necessaria nessuna offerta di lavoro per trasferirsi nel Paese. Una seconda categoria dovrebbe comprendere i “lavoratori qualificati” che per ottenere un permesso di soggiorno dovranno avere un'offerta di lavoro nonché un determinato numero di punti, basati sulle loro esperienze.

Il terzo livello dovrebbe riguardare i lavoratori scarsamente qualificati e permetterà loro di rimanere nel Regno Unito solo in caso ci sia una carenza di manodopera in un determinato settore, come ad esempio quello delle costruzione. Al momento i contorni del piano sono ancora poco chiari e le imprese hanno già espresso perplessità visto che molti settori dell'economia britannica - dalla raccolta della frutta al sistema di assistenza sociale - dipendono fortemente dal personale proveniente dall'estero. I cambiamento non toccheranno però gli immigrati europei arrivati prima della Brexit, per cui verrà concesso uno status particolare, secondo gli accordi raggiunti con l'Europa.

Visti per l'ingresso nel Paese

Grossi cambiamenti in vista ci saranno anche per chi vorrà semplicemente entrare nel Regno Unito come turista. Innanzitutto i conservatori, in un piano annunciato dalla Segretaria di Stato all'Interno, Priti Patel, non permetteranno più l'ingresso con la sola carta d'identità, ritenuta meno sicura del passaporto, soprattutto quella di Paesi come Italia e Grecia in cui circolano ancora quelle di carta. Per tutti sarà necessario un visto elettronico, sulla falsariga di quello che c'è negli Stati Uniti, con la richiesta di ingresso nel Paese che dovrà essere immessa online e in anticipo. Non è ancora chiaro se e quanto costerà il visto. Le porte del Paese verranno poi chiuse del tutto a chiunque abbia avuto in passato condanne per reati gravi.

I rapporti commerciali

Oltre che sui cittadini, la Brexit avrà inevitabilmente nei contraccolpi sulle imprese italiane che operano con il Regno Unito. L'uscita dall'Ue, infatti, comporta anche l'uscita dal mercato unico, il che a sua volta potrebbe comportare il ritorno di dazi sul made in Italy che sbarca sulle coste britanniche. Per capire l'importanza del mercato Uk, basta guardare ai dati dell'export: nei primi otto mesi dell'anno, abbiamo esportato nel Regno Unito beni e servizi per 16,391 miliardi di euro (in aumento rispetto ai 15,2 miliardi dello stesso periodo del 2018), mentre l'import tra gennaio e agosto dal Regno Unito è pari a 7,11 miliardi (7,14 nel 2018).

In altre parole, il saldo per l'Italia è positivo: esportiamo in terra britannica più di quanto importiamo. Ecco perché per le nostre imprese diventa fondamentale mantenere buoni rapporti con Londra. Le discussioni tra Ue e Regno Unito sui futuri rapporti commerciali sono ancora in alto mare. Finora, ci si è concentrati più sulla Brexit e il periodo di transizione. Ma è chiaro che adesso, con l'affermazione netta di Johnson, i negoziati commerciali si intensificheranno. Il premier britannico avrà dalla sua la disponibilità del presidente Usa Donald Trump, ribadita subito dopo i primi exit poll, di siglare un mega accordo di libero scambio con Londra, che potrebbe compensare eventuali perdite per l'export britannico nell'Ue. Ma il mercato europeo resta comunque centrale per l'economia del Regno Unito. E con questo Johnson, una volta messi da parte i toni da campagna elettorale, dovrà farci i conti. 

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