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Giovedì, 18 Aprile 2024
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La lobby del fossile pagata dall'Ue per i "consigli" su come usare i fondi per l'ambiente

Il gigante americano BlackRock "è il più grande investitore al mondo nell'industria del carbone". Ma Bruxelles gli affida lo studio per rendere i finanziamenti delle banche più 'green' e rispettosi dei diritti sociali. La mediatrice europea Emily O’Reilly: "Nessuno si è posto il problema?"

Più regole sui conflitti d’interesse e un aggiornamento del regolamento finanziario. Sono questi i compiti da fare per la Commissione europea messi nero su bianco dalla mediatrice Ue Emily O’Reilly, incaricata di indagare sulla consulenza assegnata da Bruxelles alla società d’investimento americana BlackRock. Quest’ultima a inizio marzo si è aggiudicata - grazie a un’offerta ‘stracciata’ - un bando Ue di consulenza su come integrare requisiti ambientali, sociali e di buona amministrazione nelle norme bancarie europee. Su questo tipo di studi, condotti spesso da società private, la Commissione basa le sue proposte politiche che, con l’ok di Parlamento e Consiglio, si trasformano in direttive.

La firma del contratto di consulenza Ue-BlackRock ha subito fatto discutere non solo perché la società americana è il più grande asset manager del mondo, con un totale di risparmio gestito pari a circa 7.400 miliardi, ma soprattutto perché tanti dei suoi clienti hanno interessi nel settore energetico e industriale che l’Ue vorrebbe andare a regolare con obiettivi di sostenibilità ambientale e rispetto dei diritti sociali dei lavoratori.

Le prime proteste dall'Eurocamera

In altre parole la Commissione ha chiesto consigli su come garantire il rispetto ambientale e sociale a un’impresa che “sta sovvenzionando l'industria del carbone ed è il più grande investitore a livello mondiale in società che costruiscono fabbriche di carbone”, hanno scritto tre eurodeputati dei Verdi che il 16 aprile chiesero per primi spiegazioni all’esecutivo Ue sui criteri di scelta della società a cui affidare la consulenza. In pochi giorni il numero di eurodeputati contrari alla decisione di Bruxelles è cresciuto a oltre 60 esponenti di quasi tutti i gruppi parlamentari rappresentati nell’emiciclo.

BlackRock, si legge nella seconda interrogazione parlamentare, “si è regolarmente opposta ai piani della Commissione di esaminare l'impatto delle aziende sull'ambiente e il cambiamento climatico”. Ma si poneva anche un problema di autonomia europea rispetto agli Usa, dal momento che Washington aveva da poco “scelto BlackRock per consigliare sull'acquisto di obbligazioni e titoli di debito”. Lo sconcerto degli eurodeputati non riguardava quindi la sola attuazione del Green Deal europeo, ma anche il potenziale maxi-conflitto d’interesse con un’impresa che gestisce le finanze dell’industria dell’energia fossile e addirittura ha un ruolo nella strategia finanziaria di un’altra superpotenza. Di qui è partita l’indagine di O’Reilly.

Le critiche di O’Reilly

L’irlandese ex giornalista oggi a capo dell’autorità che vigila sui casi di cattiva amministrazione delle istituzioni Ue ha affermato che le norme applicabili non erano sufficientemente solide e chiare da consentire ai funzionari di individuare conflitti di interesse. La scelta di affidare lo studio a BlackRock “avrebbe dovuto portare a un controllo molto più critico da parte della Commissione”, ha affermato O’Reilly. Il problema, precisa la mediatrice europea, non è stato il modo in cui l’esecutivo Ue ha applicato le norme, ma le norme stesse. “Il rischio di conflitti di interesse quando si tratta di aggiudicare contratti relativi alla politica dell'Ue deve essere considerato in modo molto più solido sia nel diritto Ue che da parte dei funzionari che prendono queste decisioni”, ha affermato alla fine delle indagini.

La bocciatura

Altro nodo da sciogliere era il prezzo della consulenza offerto da BlackRock alla Commissione Ue, che ammontava “a poco più della metà del valore massimo” stimato inizialmente dall’appalto Ue, si precisa nella decisione della mediatrice. I funzionari Ue “si sarebbero dovuti porre delle domande sulla motivazione, sulla strategia dei prezzi e se le misure interne adottate dall'azienda per prevenire i conflitti di interesse fossero davvero adeguate”, ha scritto O’Reilly. Di qui la generale bocciatura delle regole Ue sul conflitto d’interessi. Soprattutto alla luce dei piani finanziari della Commissione.

“L'Ue va verso livelli di spesa e investimenti senza precedenti nei prossimi anni con legami significativi con il settore privato”, ha fatto notare l’irlandese. “I cittadini - ha proseguito - devono essere sicuri che i contratti che coinvolgono fondi Ue vengano assegnati solo dopo un forte processo di valutazione. Le regole attuali non sono sufficienti a fornire questa garanzia”, è l’amara conclusione della mediatrice europea.

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