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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

Come la polizia cinese reprime i dissidenti in Europa dai suoi commissariati illegali

L’Olanda ordina la chiusura di due uffici che avrebbero minacciato gli attivisti anti-Pechino di conseguenze per le loro famiglie se non avessero fatto ritorno in Cina

La repressione cinese è arrivata in Europa per mezzo di uffici della polizia di Pechino aperti clandestinamente nel Vecchio Continente. La presenza di sedi illegali delle forze dell'ordine cinesi è stata segnalata in almeno tre Paesi europei - Olanda, Regno Unito e Irlanda - con i giornali locali che hanno denunciato la loro attività di monitoraggio e contrasto dei dissidenti all'estero. I funzionari cinesi non hanno negato l'esistenza di tali strutture, ma hanno affermato che esistono esclusivamente per fornire servizi burocratici ai cittadini cinesi e non prevedono operazioni di polizia. Il governo olandese ne ha chiesto la chiusura immediata. 

Secondo quanto rivelato la scorsa settimana da un’inchiesta delle testate olandesi Rtl Nieuws e Follow the Money, le "stazioni di polizia illegali" sarebbero state aperte ad Amsterdam e Rotterdam nel 2018. Pechino le utilizzerebbe per monitorare ed esercitare pressioni sui dissidenti cinesi che vivono nei Paesi Bassi. Gli uffici sarebbero stati aperti senza informare il governo olandese. Alle indiscrezioni della stampa locale si è aggiunta nelle ultime ore la decisione del ministro degli Esteri, Wopke Hoekstra, di disporre la chiusura degli uffici di polizia la cui presenza nei Paesi Bassi è ritenuta "inaccettabile".

Il nuovo governo britannico a stretto giro ha reso nota la sua volontà di combattere la "repressione internazionale" svolta dalle autorità cinesi anche nel territorio del Regno Unito. Secondo quanto riferito dal Londra, il governo cinese ha aperto "stazioni di polizia" non dichiarate in tre località del Paese: due nella capitale, nei quartieri di Hendon e Croydon, e una a Glasgow. Come i commissariati clandestini attivi in Olanda, anche questi uffici si dedicherebbero al contrasto dei dissidenti politici. Secondo quanto riferito, Pechino ha istituito uffici dello stesso tipo anche in Irlanda.

I giornalisti olandesi, tra i primi a denunciare la presenza degli avamposti della repressione cinese in Europa pubblicando le foto degli uffici, hanno spiegato che le sedi governative si chiamano "stazioni di polizia d'oltremare" e ufficialmente servono ai cittadini cinesi residenti all'estero a rinnovare le loro patenti di guida cinesi e a segnalare cambiamenti nel loro stato civile. Tutti compiti che vanno invece svolti dalle ambasciate o dai consolati, le cui attività sono regolate dalla Convenzione di Vienna, adottata sia dalla Cina che dai Paesi europei.

Wang Jingyu, un giovane dissidente cinese, ha avvertito che questi commissariati travestiti da uffici consolari stanno invece facendo pressioni sui cittadini critici nei confronti di Pechino. Lui stesso ha affermato di essere stato contattato più volte negli ultimi tre anni dalla polizia cinese a Rotterdam che lo avrebbe accusato di "insultare gli eroi di guerra". Jingyu si sarebbe in realtà limitato a criticare il governo di Pechino sui social media. Gli agenti di polizia gli hanno chiesto di "tornare in Cina per risolvere i miei problemi" e di pensare "ai miei genitori", ha raccontato a proposito di una telefonata ricevuta dall'ufficio cinese di Rotterdam. Il giovane ha riferito di aver ricevuto anche minacce di morte da parte di ignoti e di essere stato molestato per strada.

L’inchiesta condotta dai media olandesi ha svelato che la Cina avrebbe aperto almeno 46 "stazioni di polizia all'estero" in varie città del mondo, da Dublino e Barcellona passando per New York. In un recente rapporto dell'ong Safeguard Defenders si stima che i commissariati clandestini sarebbero addirittura 54 in 21 Paesi, compresa l'Italia. Secondo un'inchiesta del giornale Il Foglio, il centro italiano della polizia cinese si trova a Prato, comune toscano che ospita una delle più vaste Chinatown italiane. Tuttavia non sono ancora state accertate in Italia attività repressive analoghe a quelle denunciate nei Paesi Bassi. Lo stesso governo cinese, in un video promozionale, ha spiegato come questi uffici sparsi per il mondo stiano aiutando a "reprimere le attività criminali locali e illegali che coinvolgono i cinesi d'oltremare".

Parlando alla Camera dei comuni, il ministro della Sicurezza del Regno Unito, Tom Tugendhat, ha affermato che tali attività "devono essere interrotte", aggiungendo che sarebbe "inaccettabile" per qualsiasi governo straniero la presenza nel proprio territorio di un simile apparato di sicurezza di un altro Paese. "Qualsiasi tentativo di rimpatriare illegalmente qualsiasi individuo non sarà tollerato", ha concluso il ministro britannico.

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Un portavoce del governo olandese ha garantito che queste attività di repressione sono illegali e ha avvertito che le autorità dei Paesi Bassi indagheranno "su cosa stiano facendo esattamente". "Saranno prese le misure appropriate", ha concluso pur ammettendo di aver ricevuto informazioni dalla comunità cinese nei Paesi Bassi sulle minacce ad alcuni critici del governo di Pechino.

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