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Mercoledì, 6 Dicembre 2023
Addio al fossile / Paesi Bassi

Chiuso per terremoti il più grande giacimento di gas d'Europa

Il governo olandese ha fermato le estrazioni a Groningen: l'impianto potrebbe garantire rifornimenti pari a quelli del Tap

I Paesi Bassi hanno chiuso i rubinetti del più grande giacimento di gas in Europa, che si trova a Groningen, nel nord est del Paese. Un impianto che potrebbe ancora pulsare nei tubi oltre 7 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Per capirci, sarebbe come se l'Italia fermasse di colpo il Tap, il gasdotto che dall'Azerbaigian arriva in Puglia. Come mai l'Olanda, dunque, ha deciso di fermare un giacimento così strategico, tanto più nel pieno di una crisi energetica? La risposta la si può trovare nelle crepe delle case della regione, causate dai sempre più frequenti terremoti. Originati proprio dalle attività estrattive del maxi giacimento.

L'ultima scossa si è verificata a poche ore dalla chiusura dell'impianto, a una cinquantina di chilometri da Groningen. Negli ultimi quarant'anni, le autorità hanno conteggiato più di mille terremoti nella zona. Anche se le scosse non hanno mai superato i 3,6 gradi della scala Richter, la frequenza è impressionante, tanto più per una regione che non è mai stata sismica. Almeno fino agli anni '60, ossia quando il gas di Groningen è cominciato a fluire verso le case olandesi e in quelle dei Paesi vicini, come il Belgio.

Per i residenti, all'inizio, era come aver trovato l'oro. L'impianto, al picco della produzione, riusciva a pompare 50 miliardi di metri cubi all'anno, e Groningen sognava di tornare ai fasti di un tempo, quando la cittadina era tra i centri più ricchi del Paese. Negli anni Ottanta, però, i residenti cominciarono a collegare le sempre più frequenti scosse all'estrazione di gas. I terremoti, seppur di entità non notevole, hanno provocato danni agli edifici: le segnalazioni ufficiali sono state oltre 120mila nel tempo, e hanno portato a richieste di risarcimento per 1,15 miliardi di euro.

Ma non si tratta solo di danni materiale: secondo una recente ricerca, le scosse hanno provocato l'insorgenza di disturbi fisici e psichici nella popolazione locale, come mal di testa, insonnia, palpitazioni e problemi allo stomaco, oltre ad ansia e depressioni. Questi tipi di disturbi portano a loro volta a un lieve aumento del rischio di morte, per esempio per malattie cardiovascolari o suicidio, che è stato quantificato in 16 decessi prematuri all'anno.

Anche per questo i residenti non si sono accontentati dei risarcimenti e hanno cominciato a chiedere la chiusura dell'impianto. Nel 2012 una scossa, la più forte mai registrata nel Paese, ha colpito la vicina Huizinge. Ma è stato nel 2018, con una nuova scossa di 3,4 gradi della scala Richter, che il governo ha deciso di fermare le estrazioni. Il primo accordo prevedeva il 2030 come anno di chiusura. Ma le proteste dei cittadini hanno spinto il governo a decretare lo stop a partire dall'ottobre 2023, nonostante la crisi del gas russo.

L'impianto, adesso, è fermo: i pozzi di gas non vengono più riempiti. Ma non è stato spento definitivamente: il governo ha previsto un anno di transizione, durante il quale potrebbe decidere di tornare ad attivare l'estrazione in caso di rischi per l'approvvigionamento energetico del Paese. Gli esperti ritengono che questa eventualità è a oggi remota, ma c'è chi sottolinea i rischi derivanti dalla chiusura del giacimento. Per sopperire il gas di Groningen, l'Olanda dovrà aumentare l'import di gnl dagli Stati Uniti, e quindi aumentare la sua dipendenza dall'estero. Un'alternativa sarebbe rilanciare le trivellazioni nel mare del Nord, ma questa strada è in salita. Una terza via è la riduzione dei consumi di famiglie e imprese: i Paesi Bassi stanno spingendo per aumentare le installazioni di pompe di calore al posto delle vecchia caldaie a gas. A oggi, già 400mila famiglie dispongono di questo sistema di riscaldamento alternativo. 

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