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Giovedì, 25 Aprile 2024
Gruppo Wagner

‘Chef di Putin’ finanzia i mercenari russi in Libia: giudici Ue confermano le sanzioni

Il Tribunale ha respinto il ricorso dell’uomo d’affari vicino al Cremlino legato ai miliziani del gruppo Wagner

L’oligarca russo tanto vicino al Cremlino da essere considerato “lo chef di Putin” ha perso il ricorso davanti ai giudici Ue contro le sanzioni imposte da Bruxelles. L’imprenditore Yevgeniy Viktorovich Prigozhin era finito nella lista nera dell’Ue per la sua gestione di una rete di società che finanziano la milizia paramilitare russa meglio nota come gruppo Wagner, attiva da anni in Libia e accusata di una lunga serie di crimini contro l’umanità anche in Ucraina, Siria e Repubblica Centrafricana. Più recentemente lo chef di Putin è finito anche sulla lista dei sanzionati dall’Ue per la guerra in Ucraina perché Prigozhin finanzia anche un centro per la diffusione delle fake news pro-Cremlino.

Il ricorso oggi respinto dai giudici europei riguardava le sole sanzioni collegate al finanziamento di Prigozhin alle attività dei mercenari russi in Libia. Le misure consistono nel congelamento di fondi controllati dalle persone che “intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia”. Tra le altre cose, l’uomo d’affari russo riteneva inammissibili le prove presentate dal Consiglio Ue a suo carico. 

Tuttavia, il Tribunale ha constatato che “il fascicolo probatorio, sulla base del quale sono state adottate le decisioni, conteneva estratti del rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite e di articoli di stampa provenienti da varie fonti, quali agenzie di stampa e media, tutte accessibili al pubblico” integrate da “fotografie e testimonianze” con elementi che inchiodano l’uomo d’affari vicino a Putin. 

Nella sua decisione, il Tribunale ha evidenziato che “qualsiasi misura restrittiva economica o finanziaria comporta, per definizione, effetti che incidono sui diritti di proprietà e sul libero esercizio delle attività professionali della persona o dell’entità da essa interessata, causando pertanto pregiudizi a quest’ultima”. Di qui la legittimità confermata dai giudici alle restrizioni a danno di Prigozhin che, a detta del Tribunale, rispondono alle “riconosciute finalità di interesse generale perseguite dall’Unione”.

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