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Venerdì, 29 Marzo 2024
Guerra Russia-Ucraina

Cereali da Russia e Ucraina: l’Ue nega le minacce al sistema alimentare

Ma la Francia chiede un piano per ridurre l’influenza russa in Africa e Medio Oriente. Allarme Slow food: l’Egitto acquista l’80% del grano da Kiev

La Commissione europea non vede rischi per il sistema alimentare Ue, nonostante l’importante fetta del mercato cerealicolo detenuta da Russia e Ucraina. L’invito di Bruxelles alla calma è arrivato dopo settimane di allarmi sulle conseguenze per prodotti come il pane e la pasta, già soggetti agli aumenti determinati dall’inflazione, che potrebbero segnare nuovi picchi di prezzo in seguito allo stop della semina in Ucraina e al blocco delle esportazioni alimentari stabilito da Mosca. 

“A questo punto riteniamo che all'interno dell'Ue non ci siano minacce nell'immediato per la sicurezza alimentare perché siamo grandi produttori di cereali”, ha spiegato Miriam Garcia Ferrer, portavoce della Commissione europea, in un briefing con la stampa. “Ovviamente - ha aggiunto - siamo preoccupati dell'impatto che” la guerra e le sanzioni “stanno avendo sui prezzi”. Di qui l’annuncio di un testo che la Commissione presenterà la prossima settimana per fronteggiare "nel breve termine i problemi in arrivo per il prezzo crescente dell'energia e dei fertilizzanti oltre agli aumenti dei costi per la società in generale”.

Il tentativo dell’esecutivo Ue di calmare le acque segue settimane di allarmi arrivati anche dagli stessi alti funzionari europei. Lo scorso 28 febbraio il direttore generale del dipartimento Agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea, Michael Scannell, spiegò in un’audizione al Parlamento europeo gli effetti della chiusura dei mercati ucraino e russo per il settore dell’agrifood. “Ucraina e Russia messe assieme pesano per oltre il 30% del mercato mondiale del grano” e simili quote di mercato sono detenute da Kiev e Mosca “per una vasta gamma di altre merci, come l'orzo sul quale i due Paesi contano per il 32%” del mercato mondiale, “il mais per il 17% e i semi oleosi di girasole per oltre il 50%”. “La Commissione - concluse Scannell - è molto preoccupata per questo e siamo in contatto regolare con i portatori di interessi per valutare e capire la situazione”.

A quasi tre settimane dall’inizio della guerra, i timori per la tenuta dei sistemi alimentari sembrano essersi spostati sulle possibili ripercussioni degli aumenti dei prezzi nei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, fortemente dipendenti dalle importazioni dai due Paesi in guerra. Come ricordato su La Stampa da Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, “l’Egitto, una volta grande produttore di grano grazie alle fertilità del Nilo, a causa dell’urbanizzazione e desertificazione, acquista l’80% di questo prodotto dall’Ucraina”. Anche lo Yemen “importa il 90% del cibo, di cui il 50% del grano da Russia e Ucraina”. 

Dati che preoccupano vari Paesi europei, specie quelli più esposti ai flussi migratori e legati storicamente al Nord Africa. Julien Denormandie, ministro francese dell’Agricoltura, ha messo l’accento su questo tema sostenendo la necessità che l’Ue aumenti la sua produzione cerealicola e di altri beni alimentari per riconquistare i mercati di Egitto, Marocco e Libano. Un legame rinnovato che, a detta del ministro, permetterebbe di “riguadagnare le relazioni con questi Paese su un tema fondamentale come quello alimentare”.  

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