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Venerdì, 1 Dicembre 2023
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In Catalogna cresce la voglia di indipendenza, i separatisti vincono le elezioni

Maggioranza assoluta nella Generalitat ai tre partiti che vogliono l'addio da Madrid, ma fra loro ci sono differenze di cui potrebbero approfittare i socialisti. Storico ingresso nel Parlamento dell'estrema destra di Vox

In Catalogna cresce la voglia di separarsi dalla Spagna. Gli indipendentisti sono i vincitori delle elezioni di questo weekend in cui i cittadini sono stati chiamati a scegliere i loro nuovi rappresentanti nella Generalitat. La maggioranza relativa è andata in realtà al Partito socialista catalano (Psc) di Salvador Illa, che è risultato il partito più votato con il 22,9 per cento delle preferenze.

Vincono gli indipendentisti

Ma è la galassia dell'indipendentismo nel suo insieme ad ottenere la maggioranza a assoluta e le formazioni che vogliono l'addio da Madrid hanno già annunciato che non si alleeranno con i socialisti e puntano a creare un esecutivo insieme, anche se ci sono divergenze tra loro. La Sinistra Repubblicana di Catalogna (Erc) con il 21,3 per cento e Uniti per la Catalogna (JxCat) con 20,6 per cento e Candidatura di unità popolare (Cup), con il 6,6 per cento insieme hanno ottenuto 74 seggi, superando la maggioranza assoluta di 68. Lo stesso numero di seggi, 74, sul quale avrebbe potuto contare un possibile governo di sinistra che comprendesse il Psc, Erc e En Comun Podem. Ma appunto nei giorni scorsi i partiti indipendentisti si sono impegnati a non stringere "in nessun caso" una alleanza con il Psc "qualunque sia la correlazione di forze derivante dalle urne".

Storico risultato di Vox

Sul fronte conservatore la notizia principale è che per la prima volta entra nel parlamento catalano il partito di estrema destra Vox , gli alleati in Europa di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, con il 7,6 per cento ed 11 seggi, superando il Partito popolare (Pp) fermo ad appena il 3,8 per cento (3 seggi). L'affluenza ha superato di poco il 53% (oltre venti punti in meno), un effetto della pandemia che si è distribuito in modo trasversale: e tuttavia, riflette un livello di partecipazione del tutto normale fino agli anni Duemila e l'irruzione dell'indipendentismo e non inferiore alle regionali dello scorso anno nei Paesi Baschi e in Galizia.

Le differenze nel fronte separatista

L'alleanza tra i separatisti non sarà però semplice perché i tre partiti hanno strategie diverse nel loro approccio con la questione dell'addio alla Spagna. L'Erc ha scommesso sul negoziato gradualista, JxCat vorrebbe dare un'altra spallata al governo di Madrid come quella che tentò con il referendum, e che portò a vari arresti e all'esilio del suo leader Carles Puigdemont, mentre la Cup addirittura è fautrice di un'indipendenza unilaterale). Con questi ingredienti, rischiano di ripetersi le divergenze e i dissapori che hanno di fatto paralizzato (anche prima della pandemia e complice l'offensiva giudiziaria di Madrid) le attività del governo regionale degli ultimi quattro anni. Erc, in virtù della maggioranza relativa, dovrebbe poter imporre il proprio candidato alla presidenza della Generalitat, Pere Aragonés, ma da qui a un programma di governo la strada è ancora lunga.

La speranza dei socialisti

Di fatto - e malgrado tutti i partiti indipendentisti abbiano firmato un patto anti-socialista - la tentazione possibile per Erc è una maggioranza progressista di sinistra con il Psc ed En Comù Podem che sommerebbe 74 seggi: una svolta che sarebbe difficile da spiegare all'elettorato ma che potrebbe diventare obbligata in mancanza di un compromesso all'interno del campo indipendentista (l'alternativa sarebbe un nuovo ricorso alle urne, ipotesi che probabilmente verrà usata come arma post-elettorale). In questa situazione il Psc ha comunque ottenuto il risultato auspicato dal premier Pedro Sanchez con la candidatura del suo ministro della Sanità, il popolare Illa, che è riuscito comunque a riportare i socialisti a contare qualcosa in Catalogna, e a dare comunque la speranza, per quanto difficile, di creare un possibile cuneo contro l'indipendentismo e di presentarsi come un interlocutore necessario per il dialogo - ancora inesistente malgrado le promesse - con il governo centrale.

L'indulto

L'esito del voto potrebbe convincere Sanchez dell'opportunità di concedere l'indulto ai leader indipendentisti, approfittando anche dell'estrema difficoltà del Pp e di Ciudadanos; quanto ad aprire il "tavolo di dialogo" fra i governi, la posizione di forza del Psc potrebbe facilitarne l'avvio - e a limitarne la portata politica. È probabile quindi che si apra adesso un periodo di intensi negoziati, in prima battuta dentro il campo indipendentista, che non può permettersi di buttare via un risultato numericamente molto favorevole ma il cui potenziale passa per ritrovare un'unità di intenti e di strategia che appare complicata. Sanchez da parte sua raggiunge i suoi obbiettivi ma non può ignorare che il voto indipendentista non solo non retrocede, ma aumenta: una soluzione politica rimane più urgente, necessaria e lontana che mai.
Grafico fonte El Pais

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