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Sabato, 20 Aprile 2024
L'intervista / Russia

Castaldo (M5S): "Invasione russa in Ucraina? Non è plausibile"

Secondo l'eurodeputato ed ex vicepresidente dell'Aula, Putin vuole fare pressione sull'Occidente e ridimensionare il potere della Cina

Un'invasione dell'Ucraina da parte della Russia "non è plausibile", e quella di Vladimir Putin è una tattica finalizzata ad aumentare la pressione politica per poter trattare con l’Occidente da una posizione di forza e “smarcarsi” strategicamente da Pechino. Ne è convinto l'eurodeputato ed ex vicepresidente dell'Aula di Strasburgo, Fabio Massimo Castaldo del Movimento Cinque Stelle, secondo cui l'Ue ha bisogno di una Difesa comune, per diventare un attore più rilevante a livello geopolitico. 

Regno Unito e Usa hanno chiesto ai parenti del personale delle ambasciate di lasciare l'Ucraina: c'è il rischio concreto di un'invasione?
Da un punto di vista strettamente strategico-militare non lo ritengo plausibile: nella guerra moderna, con i meccanismi multilaterali che ci sono, se si fosse voluto procedere ad un attacco, magari con l’annessione dell’Ucraina orientale, sarebbe dovuto essere un attacco lampo, rapidissimo, senza preavviso per non lasciare il tempo di adottare difese e contromisure. E poi non credo che sia nell’interesse di Mosca andare allo scontro militare con la Nato. Penso piuttosto che si tratti di un’arma di pressione politica per ottenere dei risultati strategici. E non necessariamente limitati allo scacchiere ucraino: forse c’è una dimensione più larga.

A cosa si riferisce?
In questo momento la Russia si trova di fronte ad un dilemma fondamentale. Da un lato è costretta dalle circostanze, e da un dialogo con l’Occidente che è diventato sempre più duro e teso, a stringersi in un’alleanza con la Cina. Ma dall’altro lato, questa alleanza sta diventando sempre più asimmetrica perché il potere economico, politico, commerciale e militare di Pechino, che sta enormemente crescendo, renderà Mosca sempre più un “junior partner” già nel medio termine. Questo non è ovviamente nell’interesse russo.

E in che modo la minaccia di aggressione all'Ucraina aiuterebbe a cambiare questa situazione?
La Russia sta combattendo una lotta feroce per ribadire il suo status di potenza, non solo regionale ma anche globale, e per ritagliarsi un posto al tavolo dei grandi. Credo che lo strumento di pressione della crisi ucraina sia un modo per ottenere eventuali concessioni dagli Stati Uniti e dall’Occidente nell’ottica di un bilanciamento delle sue relazioni anche con la Cina. Penso che Mosca faccia la voce grossa per costringere gli Stati Uniti di Joe Biden a venire a patti e mitigare la linea, molto dura, manifestata finora.

Che ruolo ha da giocare l’Ue in tutto questo?
L’Ue deve porsi una fondamentale questione strategica: che tipo di attore geopolitico vogliamo essere e che ruolo vogliamo avere negli scenari di crisi ai nostri confini? Quest’ulteriore escalation ci scopre per l’ennesima volta vulnerabili: non abbiamo ancora completato il percorso di creazione di capacità di difesa comuni. Abbiamo un programma industriale di difesa congiunto, un fondo specifico e la Pesco, la cooperazione strutturata permanente in materia, ma è chiaro che tutto questo non basta.

E cosa servirebbe?
Nella Bussola strategica, il nuovo pacchetto legislativo proposto dalla Commissione, stiamo lavorando per una forza d’intervento rapida che comunque sconterà un problema atavico, cioè la mancanza di meccanismi decisionali rapidi ed efficaci in grado di dare risposte nel momento in cui le crisi si generano, evitando che possano deflagrare in scenari ancora più gravi. Questo perché decidiamo ancora anacronisticamente all’unanimità e siamo sempre l’unione del “troppo poco, troppo tardi”. Serve creare le capacità congiunte, quindi una forza d’intervento rapido può essere il primo nucleo, ma è chiaro che 5mila soldati, questi quelli attualmente a disposizione, se non saranno affiancati anche da asset navali, aerei, spaziali e cibernetici, non servirà a molto. Resta poi sempre sullo sfondo il grande problema dell’unione politica.

Qual è il nodo politico?
Anche se ci fosse un esercito comune chi lo controllerebbe se non c’è un’unione politica che dà le regole d’ingaggio, che stabilisce le modalità, senza essere schiava dell’unanimità al Consiglio? Credo serva il coraggio di fare un deciso passo avanti sul piano dell’ambizione, e forse anche di riconoscere che non siamo pronti a farlo in 27. Non è inopportuno immaginare una cooperazione rafforzata con quegli Stati veramente volenterosi di costruire un percorso sempre più federale dell’Unione, un nucleo di pionieri che verrà seguito dagli altri quando ci saranno le condizioni politiche. Altrimenti rischieremo l’irrilevanza ai tavoli negoziali. Lo stesso Putin si rivolge a Washington per avere un confronto e non all’Ue, che è divisa e troppo legata a compromessi al ribasso per avere una voce unanime.

E il gas? È un’arma per la Russia o una leva per la Germania?
Sicuramente c’è un mutuo interesse. Quando si è creato il Nord stream 2 la Germania è diventato l’hub del gas in Europa, ed è chiaro che in un momento di aumento dei prezzi dell’energia questa è una leva e al tempo stesso un vincolo per entrambe le parti. L’Ue continuerà ad essere dipendente dal gas russo finché non completerà la transizione ecologica, ma anche Mosca ha bisogno di vendercelo perché i grandi consumatori siamo noi e la Cina. Questa è la dimostrazione pratica del fatto che abbiamo bisogno della sovranità energetica, di diversificare le nostre fonti di approvvigionamento per non restare alla mercé di chi usa il gas a fini politici, come fa la Russia.

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