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Giovedì, 25 Aprile 2024
Guerra in Ucraina

"Il conto della violenza di Mosca non lo paghino i nostri cittadini, Ue allarghi il Recovery fund "

Intervista all'ex vice presidente del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo (M5s): "Rapporti tra Europa e Russia compromessi"

Onorevole Castaldo, fino a qualche giorno fa, le previsioni di un imminente attacco della Russia all’Ucraina, almeno a Bruxelles e in diverse capitali Ue, venivano lette come una strategia della tensione da parte degli Usa per prevenire un conflitto. Biden e il Pentagono, alla fine, avevano ragione. Lei è rimasto stupito dall’escalation di Putin? Pensa che ci siano differenze tra questa aggressione e quella in Crimea nel 2014 o quella in Georgia nel 2008? 

Per capire l’evoluzione drammatica delle ultime ore in Ucraina e la guerra scatenata sul territorio europeo, dobbiamo prima analizzare fatti ed eventi degli ultimi vent’anni. Dopo le elezioni presidenziali del 21 novembre 2004, con la vittoria contestata del filo-russo Viktor Yanukovych, nasce la cosiddetta rivoluzione arancione le cui parole d’ordine sono libertà, democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali. Nel febbraio del 2005 Juscenko vince le nuove elezioni presidenziali e forma un governo filo europeo, guidato da Julia Tymoscenko. Cinque anni dopo Yanukovych torna al potere, attuando politiche di riavvicinamento alla Russia e a Putin. Il popolo reagisce e si arriva alle proteste di Euromaidan nel 2013 le quali sfociano nella destituzione dello stesso Yanukovych. A questo punto la Russia invade la Crimea, un’azione grave e condannata da tutto l’Occidente, ma che tuttavia ha avuto un raggio limitato e un campo d’azione più circoscritto e che, quindi, non ha reciso il filo dei tentativi di dialogo fra la Russia e l’Occidente. L’escalation di queste ore segna un salto di qualità della crisi ventennale in Ucraina. Putin non si è limitato a riconoscere l’indipendenza de facto delle aree già occupate a Donetsk e Luhansk né tantomeno a una operazione circoscritta, nel tentativo di assicurare l’impossibilità dell’adesione alla Nato come avvenne nel 2008 in Georgia con l’Abkhazia e l’Ossezia del sud, ma ha bombardato basi militari, aeroporti e infrastrutture in tutto il Paese, sta attaccando la capitale Kiev e sembra che siano state colpite persino alcune scuole. È in corso uno scontro totale con le forze armate ucraine. La guerra minaccia civili, donne e 7,5 milioni di bambini. Il conflitto ha radici antiche ma gli esiti di oggi sono drammaticamente nuovi. Siamo sull’orlo di un precipizio.  

L’Italia, in linea anche con altri Paesi Ue come la Germania, è stata tra coloro che ha cercato fino all’ultimo il dialogo con Mosca per prevenire un attacco. Anche sulle ultime sanzioni Ue, Roma ha frenato, chiedendo maggiore progressività nel tempo. A Berlino c’è chi comincia a criticare questo attendismo, anche tra le fila dell’attuale maggioranza di governo. Lei che ne pensa? Cosa dovrebbe fare l'Italia adesso?

Attenzione a non confondere la ricerca del dialogo e della diplomazia, che Italia e Germania hanno sempre perseguito anche nelle fasi più difficili di questa crisi, con l’arrendevolezza. Le sanzioni sono e restano uno strumento fondamentale e devono essere usate in modo efficace, proporzionato e tempestivo, in funzione delle violazioni del diritto internazionale da parte di Mosca, altrimenti si rivelano inefficaci o addirittura controproducenti, sempre prevedendo l’imposizione di maggiori interventi in caso la situazione si aggravi, ma anche la loro riduzione in caso di miglioramenti. Certamente quanto accaduto è di una gravità inaudita, e quindi il prossimo pacchetto dovrà riflettere tale gravità senza ambiguità ed esitazioni. Poi, mi permetta…

Prego 

Non dobbiamo dimenticare che le sanzioni e le probabili controsanzioni russe avranno un costo indiretto molto ingente anche per l’economia europea, che ancora non si è ripresa del tutto dalla pandemia e resta quindi fragile. Parallelamente al suo intervento sul piano esterno l’Unione europea deve prendere immediatamente nuove ed efficaci azioni compensative: noi riteniamo che sia imprescindibile una rimodulazione del Pnrr per destinare una parte adeguata delle risorse già disponibili in sussidi a fondo perduto e ristori per le aziende e le famiglie colpite dai drammatici rincari del gas, del petrolio e delle altre materie prime. Proprio per questo proponiamo, come secondo step, che l’Ue allarghi rapidamente il Next Generation EU con un ulteriore stanziamento straordinario, basato sempre su emissione di debito comune, per rafforzare le misure di sostegno ai Paesi membri in base all’evoluzione di questa gravissima crisi. Non è accettabile che il conto dell’aggressività e della violenza di Mosca venga pagato dai nostri concittadini.

Sempre restando a Berlino, la ministra degli Esteri Baerbock ha dichiarato che il mondo non sarà più lo stesso dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Guardando all’Ue, lei crede che i rapporti tra il blocco e Mosca cambieranno in profondità dopo questa nuova guerra? Se si’, quali sono i rischi che vede per l’Italia e per l’Europa, e quali i vantaggi?

L’Italia e l’Europa hanno sempre tentato di mantenere vivo un dialogo franco ma proficuo con la Russia. Le nostre differenze sul rispetto dello stato di diritto, sulla democrazia e sulle libertà fondamentali sono sempre state evidenti e sono cresciute drammaticamente negli ultimi anni, ma si è sempre cercato di mantenere aperti i canali diplomatici. L’interscambio fra Italia e Russia è di 20 miliardi di euro, l'Italia importa inoltre il 40% del suo gas da Mosca e le nostre banche sono fra le più esposte verso la Russia con 25,3 miliardi dollari ai quali vanno aggiunti quasi 6 miliardi di garanzie. È chiaro che a fronte di quanto accaduto la fiducia e la credibilità di questa relazione è stata seriamente compromessa: dobbiamo però tenere a mente che i rischi per il nostro Paese sono molto ingenti ed evidenti e come detto poc’anzi se l’Unione europea vuole essere un attore geopolitico credibile deve correre ai ripari in modo adeguato, ribadendo ovviamente la nostra volontà di far prevalere la solidarietà con il popolo ucraino e l’unità europea e della Nato, senza tentennamenti. Sui vantaggi mi permetta di dire che non possono essercene di alcun tipo quando scoppia una guerra, al contrario il fallimento della diplomazia è sempre una sconfitta collettiva e sta rischiando di riportare le lancette della storia indietro di generazioni.

Un’ultima domanda: l’escalation in Ucraina ha riportato in auge, tra le altre cose, il tema della dipendenza energetica dell’Europa (e dell’Italia) dal gas russo. La Germania ha deciso di sospondere l’approvazione del Nord Stream 2, ma c’è chi a Berlino sostiene che il gasdotto vada fermato per sempre. Lei che ne pensa? Potremo davvero nei prossimi anni fare a meno del gas russo?

Ritengo il passo compiuto da Berlino con la sospensione del Nord Stream 2 giusto e doveroso, e anche una eventuale cancellazione dovrà essere attentamente valutata nei prossimi giorni in funzione dell’evolversi degli eventi. Nessuno ha la bacchetta magica, ma è evidente che l'aspirazione dell'UE di essere un player geopolitico rilevante a livello globale passi necessariamente da una ritrovata sovranità e autonomia in diversi ambiti, a partire da quello energetico. Dobbiamo lavorare con rinnovato impegno per strategie di diversificazione dell’approvvigionamento che limitino fino ad azzerare la nostra dipendenza dall’estero. Non basta cambiare fornitore di gas, per esempio dalla Russia all’Azerbaigian: la prossimità territoriale con Mosca e la grande influenza della Turchia su questo Paese continuerebbero a lasciarci esposti al rischio di ulteriori interruzioni o ricatti legati alla fornitura di gas. Non c’è dunque alternativa alla strada dell’indipendenza energetica nel solco del New Green Deal Europeo. Una produzione energetica europea sostenibile e da fonti rinnovabili appare sempre più come l'unica risposta possibile ai ricatti energetici che da anni influenzano le scelte politiche dell’Unione. Saranno dunque necessari ingenti e urgenti investimenti nelle energie realmente rinnovabili, su tutti il solare e l’eolico. È questo il miglior modo di neutralizzare chi ci vuole deboli, asserviti e pronti a cedere sui nostri valori.

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