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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il caso

Il caso surreale del Green pass al Parlamento Ue: il giudice lo sospende, ma solo per alcuni deputati e funzionari

Dopo il ricorso di un gruppo di parlamentari e membri dello staff, la Corte europea, nell'attesa di pronunciarsi, ha autorizzato i ricorrenti ad andare a lavoro senza certificato. Ma dovranno fare un autotest

Tutti coloro che vogliono entrare in una delle sedi del Parlamento europeo, siano essi deputati, funzionari o visitatori, devono esibire il Green pass. Una regola entrata in vigore la scorsa settimana, ma che dall'8 novembre non varrà per un piccolo stuolo di parlamentari e membri dello staff, ossia per tutti quelli che hanno sottoscritto il ricorso presentato da un'associazione belga, Notre Bon Droit, alla Corte di giustizia europea. I giudici Ue non si sono ancora espressi nel merito del ricorso, ma nell'attesa di prendere una decisione hanno autorizzato i ricorrenti a recarsi al lavoro senza il certificato Covid. A loro, e vale solo per loro, basterà presentare all'ingresso il risultato di un tampone recente. Anche di un autotest. 

Stando a quanto appreso da Europa Today, infatti, i responsabili della sicurezza dell'Eurocamera hanno comunicato in queste ore a deputati e staff che, in base alla comunicazione della Corte Ue, l'obbligo di presentare il Green pass per recarsi al lavoro non varrà, provvisoriamente, solo per chi si è appellato alla giustizia. La disposizione, invece, resta valida per la stragrande maggioranza della "popolazione" del Parlamento. Una situazione surreale, che riguarderà soprattutto il Paese del surrealismo, ossia il Belgio, visto che qui risiede il grosso degli uffici dell'Eurocamera e qui si svolge la maggior parte delle attività dei deputati.

Tra gli "esentati" dal Green pass c'è anche Francesca Donato, l'ex esponente del Carroccio che sta guidando il fronte parlamentare dei contrari all'obbligo del certificato. "È un primo segnale molto positivo dalla giurisprudenza Ue - dice sui social - Insieme ai colleghi eurodeputati contrari al Green pass (i ricorrenti sono 4, ma sarebbero almeno una settantina quelli che hanno espresso la contarietà al provvedimento, ndr) chiederemo formalmente di sospendere l'attuazione della decisione di richiedere" il certificato "per tutti gli eurodeputati e i lavoratori del Parlamento, almeno fino alla sentenza, per rispetto della Corte", aggiunge.

A quanto pare, però, la Corte non ha chiesto di sospendere la misura in generale, ma, come dicevamo, solo per i ricorrenti. I quali, a quanto si è capito, verrà richiesto di esibire il risultato di un test effettuato entro le ultime 48 ore. Anche di un auto-tampone come quelli in vendita a Bruxelles (al costo di 8 euro). Non cambia molto rispetto a quanto previsto dal Green pass, dato che resta l'obbligo del test. Ma per i ricorrenti è comunque un successo. "Queste azioni legali mirano a sospendere e annullare la decisione dell'Ufficio di presidenza del Parlamento, in quanto viola alcuni diritti fondamentali garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea", si legge in una nota dell'associazione Notre Bon Droit, fondata e guidata da un'infermiera. "Si tratta non solo del diritto di lavorare, del diritto all'integrità fisica, del diritto alla libertà e alla sicurezza, ma anche del diritto all'uguaglianza e alla non discriminazione, soprattutto del diritto alla privacy e al rispetto dei dati personali", si legge ancora nella nota.

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