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Giovedì, 25 Aprile 2024
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No centri d'assistenza, ma una casa: così la Finlandia sta eliminando i senzatetto

L’esperimento per aiutare chi vive in strada: chiudere rifugi e investire in edilizia popolare. Helsinki rivendica ottimi risultati e risparmio di denaro pubblico nel lungo periodo

Dare una casa a chi non ce l’ha. Quella che sembra una ricetta elementare, persino troppo naïf per funzionare, ha permesso alla città di Helsinki di ridurre in pochi anni del 35% il numero di senzatetto che dormono per strada. Un traguardo raggiunto grazie ad una radicale politica di edilizia popolare, partita dalla controversa decisione di chiudere i rifugi e centri di ospitalità temporanea per le persone senza fissa dimora. A chi viene offerta una casa non viene nemmeno chiesto di “ripulirsi” dal consumo di droghe o di smettere di ubriacarsi, come invece veniva preteso dalle vecchie strutture di accoglienza. 

“Pensavamo che la gente dovesse essere sobria per poter vivere in un appartamento”, spiega il sindaco Jan Vapaavuori, “ma ora ragioniamo al contrario: occorre avere una casa per rimanere sobri”. Le dipendenze vengono infatti trattate dal personale d’assistenza direttamente nei condomini degli ex-senzatetto. Con risultati sorprendenti per la collettività. 

I risultati

Dal 2008 al 2015 il metodo finlandese ha salvato dalla strada 1345 persone. Associazioni di volontariato riportano che il numero di senzatetto si sarebbe perfino dimezzato nelle città minori della repubblica scandinava. Il giornale Politico riporta la storia del 64enne Laurence Moore, uno degli 88 residenti di un condominio offerto dallo Stato. Come i suoi vicini, Laurence “paga” un canone d’affitto tramite gli aiuti statali. Una partita di giro che permette di retribuire il personale dello stabile: 22 lavoratori tra assistenti sociali, infermieri e medici. "La stanza in cui vive Laurence è ordinata e pulita”, scrive Charlie Duxbury, “i suoi vestiti stirati sono piegati sull’asse da stiro”. “Tengo tutto in ordine”, spiega orgogliosamente Laurence, “questa è casa mia”.

Sicurezza e costi

Gli edifici sono controllati con un sistema di video-sorveglianza e gli episodi di violenza vengono trattati in riunioni tra autorità, vittime e responsabili. Vengono date sanzioni a chi si comporta male, ma l’espulsione dall’edificio è un’extrema ratio limitata il più possibile per evitare il ritorno alla vita per strada. Il programma è costato finora 300 milioni di euro, “le cui maggiori spese sono state la costruzione di 3500 case e l’assunzione di 350 persone” riporta Politico. Governo e autorità locali sostengono di aver risparmiato quattrini pubblici nel lungo periodo, considerando i costi permanenti di assistenza delle persone senzatetto. 

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