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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Oltre 1.200 morti nelle case di riposo belghe: quasi la metà delle vittime di Covid

Il Belgio si interroga su eventuali errori commessi dai gestori delle cliniche per anziani. A Bruxelles ben 116 istituti su 146 sono stati colpiti dal coronavirus. E le vittime potrebbero essere di più di quelle dichiarate dalle autorità. A scoprirlo Medici senza frontiere

C'è voluto l'impegno di una ong solitamente impegnata negli scenari di guerra per scoprire che all'interno delle case di riposo del Belgio ssta avvenendo una strage che le autorità sanitarie hanno a lungo nascosto, non si sa se per scelta o per mancanza di vigilanza. E' anche merito di Medici senza frontiere (Msf), infatti, se prima a Bruxelles, e poi nel resto del Paese, le statistiche sui decessi legati al coronavirus sono state aggiornate: mostrando che quasi il 40% delle oltre 3mila morti attribuite al Covid-19 sono avvenute nei centri per anziani.

Fino a pochi giorni fa, Sciensano, l'ente pubblico che si occupa della gestione sanitaria dell'emergenza, aveva risposto alle domande dei giornalisti sul luogo dei decessi in modo vago. Secondo il quotidiano belga Le Soir, le fonti di Sciensano avevano finora parlato di un 80% delle morti avvenute in ospedale, facendo intendere che nelle case di cura, già duramente colpite in altre parti d'Europa, la situazione era più o meno sotto controllo. Che qualcosa non quadrava lo si è capito quando i medici di Msf hanno cominciato a raccogliere i dati raccolti negli istituti per anziani di Bruxelles, dove sono intervenuti a supporto delle autorità sanitarie locali vista la penuria di medici e infermieri, impegnati negli ospedali già sovraccaricati. 

Su 146 case di cura presenti nella capitale belga, secondo Msf, ben 116 hanno avuto o hanno ancora pazienti contagiati dal Covid-19. Al 10 aprile, i residenti degli istituti di Bruxelles deceduti a causa della pandemia erano 190, a cui si potrebbero aggiungere altri 254 morti sospette di cui si attende l'esito degli esami. La rilevazione di Msf contrastava largamente con le statistiche uffficiali. E a quel punto Sciensano ha chiesto e ottenuto una revisione dei dati ricevuti dai vari responsabili regionali e locali che a vario titolo si occupano delle gestione della sanità belga. Scoprendo che i morti nelle case di riposo erano  stati oltre 1.200 al 10 aprile, quasi la metà delle circa 3mila vittime registrate nel Paese. E il "peso" dei decessi in questi luoghi potrebbe ancora aumentare, avvertono gli esperti. 

A causare questa strage sarebbe stata la convergenza di più fattori, non ultima le divergenze nelle misure da mettere in campo tra le regioni, le comunità locali e il governo centrale. Nelle Fiandre, per esempio, i partiti al potere, tra cui l'N-Va, hanno cercato fino all'ultimo di evitare il lockdown. E questo ha rallentato l'attuazione di piani d'azione per prevenire i contagi nei luoghi a rischio. Le case di riposo non sono state adeguatamente tutelate, anche sotto il profilo del rafforzamento del personale: solo nella Regione di Bruxelles circa 600 addetti si sono assentati o messi in malattia sui quasi 7mila lavoratori complessivi presenti nei centri per anziani. 

Il governo regionale di Bruxelles è stato tra i primi a muoversi per sopperire a queste carenze. E grazie all'aiuto di Medici senza frontiere, che sempre nella Capitale belga ha messo in piedi un ospedale da campo per i senza tetto, è stato possibile sostenere il lavoro di 46 case di riposo. Cinque delle quali oggi sono riuscite a superare l'emergenza. 

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