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Sabato, 20 Aprile 2024
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Ue verso il taglio dei fondi alla Polonia. Von der Leyen: "Senza riforma della giustizia niente Recovery"

La Commissione apre all’utilizzo del meccanismo che chiuderebbe il rubinetto dei finanziamenti per chi non rispetta l’indipendenza della magistratura. Varsavia aveva parlato di "rischio terza guerra mondiale"

Una riforma della giustizia che garantisca l’indipendenza della magistratura polacca, ma anche lo smantellamento della controversa Camera disciplinare - uno strumento che ha già portato al licenziamento di vari giudici - e infine di reintegro dei magistrati che hanno perso il posto. Queste le condizioni dettate dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al Governo di Varsavia per l’ok di Bruxelles al Recovery plan polacco.

Il programma Next Generation Eu, noto in Italia come Recovery fund, prevede per la Polonia lo stanziamento di 24 miliardi di sussidi e 12 miliardi di prestiti. Ma per accedere ai fondi, ha ricordato questa mattina la presidente, “abbiamo concordato di avere investimenti e riforme” da attuare con le risorse Ue. L’Italia, ad esempio, si è impegnata a fare una riforma in materia di concorrenza.

Le raccomandazioni specifiche per Paese redatte ogni anno dalla Commissione prevedono che la Polonia debba rafforzare l'indipendenza della magistratura, oggi messa a repentaglio dalla norme bocciate dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Ma dopo la sentenza dei giudici di Lussemburgo, il Tribunale costituzionale ha risposto con una dichiarazione di incostituzionalità di parti del trattato Ue. Di qui un doppio fronte tra Varsavia e l’Europa: uno per avere i fondi del Next Generation Eu e l’altro per non perdere i finanziamenti, come i fondi di coesione, che rappresentano un’importante voce di bilancio per il Paese dell’Est Europa. Lo stop al Recovery per Varsavia sarebbe un altro durissimo colpo dopo la sentenza della Corte Ue che l'ha condannata a una multa di un milione al giorno proprio per il mancato rispetto dell'indipendenza dei giudici.

“La parte delle riforme - ha detto von der Leyen questa mattina - è la conditio sine qua non” per ottenere le risorse del Next Generation. Una chiusura, insomma, alle speranze del Governo polacco di ricevere i fondi nonostante il mancato impegno sulle riforme richieste. La Commissione non sembra dunque preoccupata dalle minacce del premier polacco Mateusz Morawiecki che in una intervista al Financial Times domenica scorsa, aveva paventato il rischio di una "Terza guerra mondiale", in caso di blocco dei fondi accusando Bruxelles di aver puntato "una pistola alla tempia" di Varsavia sulla questione dello Stato di diritto. Didier Reynders, commissario europeo alla Giustizia, in un’audizione all’Europarlamento, ha promesso di usare “il meccanismo di condizionalità” sulla tutela dello Stato di diritto nel bilancio Ue "cominciando con l'invio di lettere ad alcuni Stati membri”. 

Il meccanismo, sul quale pende un ricorso di Polonia e Ungheria, è entrato in vigore dal 2021 e prevede lo stop ai fondi europei per i Paesi che non rispettano lo Stato di diritto. Tale nozione generale include l’indipendenza della magistratura e la tutela delle minoranze, ma anche il rispetto degli standard Ue di trasparenza di bilancio e di lotta alle frodi, ai conflitti d’interesse e alla cattiva gestione dei fondi pubblici. “Speriamo che la Corte di giustizia prenda una decisione entro la fine dell'anno o all'inizio del prossimo sul ricorso di Ungheria e Polonia”, ha aggiunto Reynders, che ha comunque privilegiato il dialogo tra istituzioni piuttosto che il ricorso a strumenti legali. Eppure, ha ammesso, “quando ci sono problemi sistemici" sulla tutela dello Stato di diritto “il dialogo non è abbastanza e bisogna usare tutti gli strumenti a disposizione”. Un chiaro avvertimento alla Polonia.

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