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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Sul "nuovo" Gps Londra accusa l'Ue: “Se esclusi da Galileo costruiremo un nostro sistema satellitare”

Continua il braccio di ferro sulla partecipazione al progetto, Bruxelles insiste che in quanto Paese terzo non potrà prendervi parte ma il Regno Unito afferma che è una questione di sicurezza nazionale

Continua lo scontro tra Londra e Bruxelles per l'esclusione del Regno Unito dal progetto Galileo dopo la Brexit. Il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, ha fatto sapere che il Paese è determinato a creare un proprio sistema di navigazione satellitare per fare concorrenza a quello europeo. "Abbiamo bisogno di accedere a un sistema satellitare”, e finora “il piano è sempre stato quello di lavorare come membro principale del progetto Galileo, contribuendo finanziariamente e tecnicamente al progetto”, ma “se ciò si rivelasse impossibile, la Gran Bretagna dovrà procedere da sola”, ha affermato Hammond a Bruxelles. Per farlo, ha spiegato, cercherà di muoversi “possibilmente con altri partner al di fuori dell'Europa e degli Stati Uniti, per costruire un terzo sistema concorrente”. Questo partner, nelle intenzioni di Londra, potrebbe essere l'Australia, Paese con cui il Regno Unito ha forti legami essendo un membro del Commonwealth.

Cos'è Galileo

Il programma Galileo dovrebbe entrare in funzione nel 2020 e punta a fare concorrenza al Global positioning system (Gps) degli Stati Uniti. Secondo le regole concordate nel 2011, e quindi avallate anche da Londra, le parti più sensibili del progetto, come ad esempio i dati utilizzabili a fini militari come la guida satellitare dei missili da crociera o balistici, o per i servizi di emergenza per il soccorso in alto mare, non possono essere condivisi con Paesi terzi. E il Regno Unito dopo il divorzio sarà proprio un Paese terzo. Ma la Gran Bretagna ha bisogno di un sistema del genere “per ragioni strategiche per la sicurezza nazionale”, e per questo “ci assicureremo di averlo”, con o senza l'Europa, ha assicurato il cancelliere dello Scacchiere.

Il braccio di ferro tra Londra e Bruxelles

I britannici "vorrebbero avere un accesso privilegiato agli elementi di sicurezza del PRS (il sistema di navigazione crittografato per gli utenti autorizzati dal governo, ndr) e poter continuare a produrre i moduli di sicurezza”, e questo “significherebbe che dopo la Brexit il Regno Unito, come Paese terzo, avrebbe la possibilità di disattivare il segnale per l'Ue", ha spiegato un funzionario comunitario al Guardian. E Bruxelles questo non lo può permettere perché, ha continuato la fonte, “significherebbe dare loro informazioni che attualmente non tutti gli Stati membri hanno".

L'esclusione del Regno Unito è però un problema anche per l'Unione. Potrebbe portare un ritardo fino a tre anni nel completamento del programma e un aumento dei costi di circa un miliardo con Londra che sarebbe anche intenzionata chiedere la restituzione di tutti i soldi già investiti.

Downing Street ha anche replicato seccamente a Bruxelles sugli intoppi del negoziato, confermati dall tornata di questa settimana. Olly Robbins, braccio destro per la Brexit della premier Theresa May, ha contestato chi da Bruxelles ha liquidato come "fantasie" irrealizzabili l'obiettivo della Gran Bretagna di un sistema generalizzato di mutuo riconoscimento di standard e regolamenti post Brexit, al posto del semplice accordo di libero scambio offerto dall'Ue di fronte al rifiuto di Londra di restare nel mercato unico.

"Il Regno Unito ha presentato, con calma e professionalità, proposte per una futura relazione profonda”, tutte cose “tecnicamente realizzabili e di cui siano molto fieri", ha rivendicato Robbins.

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