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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Anche la Premier ha il suo piano per la Brexit, in campo più spazio ai britannici

La federazione vuole ridurre da 25 a 12 il numero dei giocatori non provenienti dal Regno Unito. Al momento solo 7 club sarebbero in regola con la nuova direttiva

La Brexit avrà u impatto su tutti i settori della vita dei britannici, anche su uno dei più amati: quello calcistico. Mentre Theresa May sta lottando per far accettare al Parlamento l'accordo che ha raggiunto con l'Unione europea anche nella Football Association è in corso una discussione serrata per decidere il futuro della Premier League. Come racconta il Times secondo il piano in discussione i club della massima serie saranno obbligati ad assicurare che almeno la metà dei loro giocatori siano britannici. La proposta, che ridurrebbe il numero di giocatori d'oltremare in ogni squadra da 25 a 12, passerà al vaglio dei 20 club questa settimana.

Anche qui, come nel Parlamento, si tenta di evitare lo scenario del No Deal che comporterebbe che ogni giocatore europeo verrebbe trattato allo stesso modo in cui vengono trattati quelli dei paesi extracomunitari, e la cosa avrebbe un impatto fortissimo sul campionato, basti pensare che 13 club hanno più di 12 giocatori non britannici nelle loro prima squadre della prima squadra in questa stagione. Cinque club, tra cui Manchester City e Tottenham Hotspur, hanno il numero massimo di giocatori stranieri, mentre altri quattro, tra cui Chelsea e Liverpool, ne hanno 16. Al momento in regola con la nuova bozza di regolamento ci sarebbero solo Crystal Palace, Wolves, Southampton, Everton, Cardiff, Bunley e Bournemouth. Per la FA la Brexit dovrebbe essere usata come un'opportunità per aumentare la proporzione di giocatori inglesi nella Premier League provando però a non compromettere la forza, e quindi l'attrattività, dei club del campionato che al momento è ritenuto il più bello al mondo.

La proporzione di giocatori inglesi che hanno iniziato le partite in massima serie è stata del 28% solo due fine settimana fa - 62 su 220 giocatori. Il Chelsea ha il record di stranieri in campo che nel 95% dei minuti totali erano in formazione al calcio d'inizio. Prima del referendum sulla Brexit, Greg Dyke, allora presidente della FA, aveva iniziato a valutare modi per ridurre il numero di quelli che definiva "un sacco di giocatori stranieri di standard paludosi". Da parte sua il governo ha affermato, attraverso un portavoce, di riconoscere “la necessità che lo sport, incluso il calcio, continui ad accedere ai talenti dall'Ue e a livello globale”, e per questo, ha spiegato “stiamo discutendo con gli organismi sportivi”.

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