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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Brexit, Corbyn: “Restare in Ue? La nave ormai è salpata”

Il leader laburista allontana l’ipotesi di un clamoroso passo indietro del Regno Unito. E intanto Theresa May deve difendersi da chi, nel suo partito, l'accusa di essere troppo "arrendevole" nei negoziati con Bruxelles

Sulla Brexit non si torna indietro, ormai "la nave è salpata". A frenare sull’ipotesi di una clamorosa permanenza del Regno Unito nell’Unione europea non è Nigel Farage o Boris Johnson, tanto per citare due dei più strenui sostenitori della Brexit, ma il leader dell'opposizione laburista britannica, Jeremy Corbyn

La nave è salpata

“Io avrei voluto una vittoria dei ‘remain’ e una riforma dell'Ue dall'interno", ha premesso Corbyn in una intervista alla Bbc, ma ormai “la nave è salpata”. Il leader laburista si è detto a favore di "un allineamento" del Regno Unito al mercato unico europeo per il futuro, in modo da garantirne un'ampia possibilità di accesso anche quando il divorzio da Bruxelles diventerà realtà. Allo stesso tempo esclude l'ipotesi di una permanenza di Londra nell'unione doganale, ma non di una qualche nuova "forma di unione doganale". Durante la campagna elettorale per il referendum sulla Brexit, Corbyn era stato in realtà criticato per le sue posizioni, che non sono sembrate tra le più pro-Ue. E oggi le sue parole sono decisamente distanti da quelle del suo illustre predecessore alla guida dei labour, l’ex premier Tony Blair, che si sta spendendo in prima persona per fermare la Brexit.

Theresa May e la fronda interna

Ma più che Blair, a preoccupare gli euroscettici britannici è Theresa May. La premier, infatti, è nel mirino dei promotori della Brexit, a partire da quelli del suo stesso partito. Fonti anonime della destra Tory, citate da vari giornali britannici, mettono in guardia in queste ore May dal farsi condizionare dalla "moderazione dei mandarini" dell'alta burocrazia nei negoziati con l’Ue. L'ex ministra per l'Irlanda del Nord Theresa Villers, citata dal Sunday Telegraph, denuncia la possibilità che la fase di transizione evocata in sede negoziale si trasformi in una sorta di "Brexit diluita" e che il Regno Unito finisca per restare "membro dell'Ue a tutti gli effetti tranne che nel nome".

Le parole di Villers, a nome dei falchi, arrivano all'indomani di una dichiarazione congiunta dei ministri David Davis, Philip Hammond e Greg Clark (Brexit, Tesoro, Industria) nella quale il governo ribadisce che il Regno uscirà dall'Ue "senza ambiguità", ma rassicura il business che nel periodo transitorio biennale "nulla cambierà" nei rapporti commerciali ed economici con i 27. Sullo sfondo delle polemiche, la stampa indica intanto al centro di possibili trame per sottrarre la leadership a May (in un ginepraio di veleni incrociati) il rampante neoministro della Difesa, Gavin Williamson. Sul quale tuttavia pesa il sospetto d'avere usato spregiudicatamente informazioni d'intelligence per evocare l'altro giorno apocalittiche “minacce russe” al solo scopo d'allontanare lo scandalo di un'ipotetica relazione extraconiugale che potrebbe azzopparlo. 

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