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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Brexit, i britannici ci ripensano: il 51% vuole restare nell'Ue

Lo rivela una indagine dell'istituto indipendente Bmg Research. I favorevoli al “Leave” si fermerebbero al 41%. Tajani: “Stanno capendo l'errore”. Ma la premier May tira dritto: “Andremo avanti”

Se si tornasse a votare oggi sulla Brexit, il 51% dei britannici sceglierebbe di restare nell'Ue. I favorevoli al “Leave”, invece, si fermerebbero al 41%. E' quanto emerge da una indagine dell'istituto demoscopico indipendente Bmg Research.

Secondo questo sondaggio, i pro-Ue sarebbero la maggioranza, con un distacco di ben 10 punti rispetto ai pro-Brexit. Una fotografia dell'elettorato che si ritrova anche nelle indagini di altri istituti, come l'autorevole YouGov, secondo il quale, pero', la distanza tra i due fronti sarebbe molto più ridotta: il 44% dei britannici, stando a una rilevazione dello scorso novembre, pensa che la Brexit sia stata un'errore, mentre il 42% reputa sia stata una giusta decisione.

Percentuali accompagnate dalle ipotesi di un clamoroso passo indietro del Regno Unito, circolate nei giorni scorsi in contemporanea con l'emergere delle difficoltà interne al governo di Theresa May e alla sua maggioranza, una parte della quale ha mal digerito l'accordo con l'Ue in chiusura della prima parte dei negoziati.  

La Brexit puo' essere ancora evitata?

"Dipende dal Parlamento britannico e dal popolo britannico, non spetta a noi decidere che cosa devono fare i britannici”, ha detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker rispondendo a chi gli chiedeva se ritenga che, alla fine, il Regno Unito possa decidere di non lasciare l'Ue. Per il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, “più si va avanti, più i britannici si rendono conto dell'errore commesso”, e se volessero fare marcia indietro “tutti gli stati dell'Unione europea dovrebbero accettare".

Per il momento, a onore del vero, si tratta di ipotesi molto vaghe. Nel Regno Unito, la stragrande maggioranza non crede che vi possa essere un passo indietro sulla Brexit. E la premier May ha tenuto a confermare che “in mezzo a tutto questo rumore, stiamo andando avanti con il lavoro” e che le polemiche di questi giorni “non ci faranno deragliare dal fondamentale compito di eseguire la volontà democratica del popolo britannico". 

A preoccupare Theresa May, più che i sondaggi su favorevoli e contrari alla Brexit, sono i dissidi interni alla sua maggioranza. La scorsa settimana, alla vigila del Vertice Ue, la premier ha dovuto digerire la defezione di 12 deputati del suo partito, che hanno votato con l'opposizione su un emendamento alla Withdrawal Bill, la legge quadro sul divorzio dall'Ue. Ci sono poi i malumori del Dup, il partito nordirlandese, che non ha accettato il primo compromesso raggiunto con l'Ue sul confine con l'Irlanda. 

Il problema di fondo, per la premier, è trovare un equilibrio tra le posizioni di chi chiede una “hard” Brexit e chi, invece, vorrebbe mantere i legami con l'Ue i più stretti possibile. Magari con la speranza che un giorno si possa davvero tornare indietro.   

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