Niente stop ai brevetti e poche dosi di vaccino inviate: abbiamo "abbandonato" i Paesi poveri
Il continente africano rappresenta attualmente il 25% della domanda globale di tutti i tipi di vaccini, ma produce solo l'1% di quelli che consuma. E intanto nelle nazioni ricche le fiale si buttano
In Africa sono stati registrati più di sette milioni di casi di coronavirus e 180mila decessi, anche se la maggior parte dei ricercatori ritiene che le cifre reali siano molto più alte. La risposta alla pandemia nel continente è stata migliore di quanto ci si aspettasse, grazie agli sforzi guidati dal recentemente creato Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie dell'Unione africana, che ha da subito consigliato misure di distanziamento sociale e di prevenzione.
Ma la lotta alla diffusione del Covid-19 è stata comunque solo parziale perché il continente è rimasto a corto di vaccini a causa della solidarietà internazionale che ha tardato, e sta ancora tardando, a manifestarsi in maniera concreta ed efficace. Le disparità tra ricchi e poveri si sono manifestate ancora una volta, anche in questa crisi, in maniera evidente. Secondo un'analisi del New Statesman, oltre l'ottanta per cento delle dosi di vaccini contro il Covid-19 sono state somministrate in Paesi a reddito medio-alto e alto, mentre solo lo 0,3 per cento è stato finora destinato ai quelli poveri. E gli africani completamente vaccinati sono in proporzione meno rispetto agli abitanti di qualsiasi altro continente: solo l'1,6%, rispetto al 49,2% negli Stati Uniti e al 48,9% nell'Ue.
Covax, il programma di condivisione dei vaccini guidato dall'Oms e sostenuto dall'Ue, avrebbe dovuto consegnare circa 237 milioni di dosi a 142 paesi, molti dei quali in Africa, entro maggio di quest'anno. Invece, finora sono state recapitate solo 196 milioni di dosi, secondo Gavi, un'organizzazione sanitaria globale che mira a rafforzare l'immunizzazione nei Paesi in via di sviluppo. L'organizzazione continua a sperare che che Covax possa inviare 1,9 miliardi di dosi entro la fine dell'anno, mancando solo di poco l'obiettivo originale di 2 miliardi, ma a settembre servirà un cambio di marcia.
Uno dei problemi è che l'Africa non ha le strutture e il know how per produrre da sola le dosi di cui ha bisogno. E così se il continente rappresenta attualmente il 25% della domanda globale di tutti i tipi di vaccini, produce solo l'1% di quelli che consuma. Ciò rende la sicurezza sanitaria del continente fortemente dipendente dalla disponibilità di vaccini in eccesso nei Paesi più ricchi e dalla volontà dei governi e delle aziende farmaceutiche di dare una mano. Ma questa volontà non sembra manifestarsi affatto, in particolare se si tratta di sospendere i brevetti per facilitare la produzione e la condivisione dei sieri.
I negoziati in sede di Wto per arrivare almeno a una sospensione, una proposta sostenuta, in particolare, dall'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden a maggio, sono finora falliti. La posizione dell'Unione europea è stata chiara, la proprietà intellettuale non si tocca e Bruxelles la considera uno dei motori dell'innovazione. Ma innovazione o meno intanto i vaccini ai Paesi poveri non arrivano, mentre in Europa addirittura si buttano migliaia di dosi che vengono lasciate scadere. Dosi che sarebbero preziosissime in continenti come l'Africa.