Il boss del 'Cartello dei Balcani' dirigeva il traffico di droga e armi in Europa da un carcere italiano
L'Europol ha effettuato numerosi arresti tra criminali di una banda reputata estremamente violenta. Il capo bosniaco era già in prigione nel nostro Paese
Le carceri italiane sono spesso accusate di essere un colabrodo, consentendo ai criminali di continuare ad agire pressoché indisturbati nel dirigere affari ed attività di delinquenza. Deve averne approfittato anche il boss originario della Bosnia-Erzegovina, accusato dall'Europol di essere il capo di una potente rete criminale attiva nel traffico di droga e armi a livello europeo.
L'Europol ha segnalato di aver arrestato 37 sospetti, distribuiti in sette Paesi e appartenenti ad una potente rete criminale, in un'operazione battezzata 'Cartello dei Balcani'. Il capo della banda è sospettato di aver orchestrato il traffico dalla sua prigione, collocata nello Stivale. Il coordinamento della polizia europea parla di organizzazione "estremamente violenta" originaria dei Balcani occidentali.
Nel corso dell'operazione, tra i 37 sospetti è “compreso il capo della banda, un cittadino della Bosnia-Erzegovina considerato un obiettivo di grande importanza da Europol e che attualmente sta scontando una pena detentiva di quattro anni in Italia”, ha precisato l'agenzia. Il capo della banda avrebbe orchestrato il traffico di droga e armi impartendo ordini ai suoi subordinati dalla prigione. L'Europol non ha però indicato quale sia la città nelle cui celle si trovava il boss.
Per arrestare i membri della rete le operazioni di polizia sono state condotte il 25 maggio in contemporanea nei seguenti Paesi: Croazia, Slovenia, Bosnia, Paesi Bassi, Italia, Belgio e Germania. La polizia ha anche sequestrato 148mila euro in contanti, diciotto armi da fuoco, tra cui due mitragliatrici, e 500 grammi di tritolo con innesco a distanza. Sequestrati anche 15 chili di cocaina, 11 chili di eroina, 3 chili di anfetamine, 7 chili di marijuana e 10 chili di cannabis. L'operazione, sostiene l'Europol, è stata preceduta da una "indagine complessa" condotta dalla direzione generale della polizia croata.