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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Si dimette l'infermiera che curò Johnson: "Noi operatori sanitari trattati senza rispetto"

La donna, che si prese cura del premier quando fu ricoverato per coronavirus, attacca la proposta di aumentare i loro stipendi di un misero un per cento e critica anche la gestione della pandemia: "Governo inefficace, ha mandato segnali contrastanti"

Quando Boris Johnson fu ricoverato in terapia intensiva per il Covid-19, creando non poca preoccupazione nei cittadini del Regno Unito, a occuparsi di lui furono in particolare due infermieri che, ironia della sorte, erano entrambi di origini straniere: il portoghese Luis Pitarma e la neozelandese Jenny McGee. Quando uscì dall'ospedale il premier britannico li ringraziò pubblicamente, tessendone le lodi. "Il motivo per cui alla fine il mio corpo ha iniziato a ricevere abbastanza ossigeno era perché ogni secondo della notte, loro erano lì per me", disse.

Ma a quelle lodi non sono seguiti però atti concreti per sostenere gli operatori sanitari del Paese. O almeno questo è quello che pensa McGee che ha addirittura deciso di dimettersi proprio in polemica con il governo di Londra che ha accusato di “mancanza di rispetto” proprio nei confronti di medici e infermieri, gli 'eroi' della lotta alla pandemia di coronavirus. "Non stiamo ottenendo il rispetto e nemmeno la paga che meritiamo. Sono stufa e per questo ho dato le mie dimissioni ", ha detto la donna in un documentario di Channel 4 che andrà in onda il 24 maggio e che ricostruisce i 15 mesi della pandemia di Covid-19 nel Paese dal titolo “L'anno in cui la Gran Bretagna si è fermata”. In particolare il riferimento è alla proposta del governo di aumentare lo stipendio dell'1 per cento per il personale del Nhs, il servizio sanitario pubblico nazionale, una proposta che i sindacati hanno descritto come un" calcio nei denti". L'infermiera ha anche criticato la stessa strategia dell'esecutivo per frenare la diffusione della malattia.

Per questo, come riporta il Guardian, McGee si rifiutò di posare in una foto per promuovere l'iniziativa dell'applauso per tutti coloro che combattevano la pandemia in prima linea, la 'clap for carers', idea nata durante il primo lockdown e che si teneva ogni giovedì pomeriggio. “Sarebbe stata davvero un'ottima opportunità fotografica. Un po' come mostrare Boris e i suoi amici del Nhs, ma io volevo starne fuori. Molti infermieri hanno ritenuto che il governo non si sia comportato in modo molto efficace, mostrandosi indeciso e inviando tanti messaggi contrastanti. È stato davvero molto sconvolgente", ha detto la donna. "Sì, ci siamo messi in gioco e abbiamo lavorato molto duramente, e si parla molto di come siamo tutti eroi e cose del genere. Ma allo stesso tempo, non sono sicuro di poter più fare questo lavoro. Non so quanto ancora potrei dare al Nhs", ha poi concluso.

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