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Venerdì, 19 Aprile 2024
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“Quel bambino è in lista nera, non iscrivetelo”, scandalo nelle scuole di Bruxelles

Bufera nella capitale europea dopo che una madre ha scoperto dell'esistenza di un elenco di alunni “non desiderati” che sarebbe redatta e applicata da una serie di istituti scolastici

Quando si è presentata a scuola per chiedere le ragioni della mancata iscrizione al primo anno delle superiori, tutto avrebbe immaginato fuorché di trovare il nome del figlio 13enne inserito in una lunga “lista nera” di studenti indesiderati. Una lista che, come ricostruito dalla tv pubblica RTFB, sarebbe redatta e applicata da diversi istituti di Bruxelles, dove ogni anno sono centinaia gli alunni che si vedono rifiutata l'iscrizione, anche nello stesso istituto frequentato fino all'anno prima. 

La legge e le lacune

Il rifiuto da parte delle scuole è consentito per legge in base ad alcuni parametri. Il primo è la mancanza di posti, che consente un'esclusione immediata. Il secondo prevede l'esclusione di quegli studenti che hanno violato l'integrità fisica, psicologica o morale degli altri e dii coloro che compromettono l'organizzazione della scuola o che causano gravi danni materiali o morali. Tuttavia, tale secondo caso richiede alla scuola una procedura più lunga e tortuosa: occorre ascoltare le ragioni dello studente e notificare alla famiglia tramite lettera raccomandata la decisione presa.

La scuola ha la possibilità di bocciare direttamente lo studente o di rifiutare di iscrivere nuovamente lo studente l'anno successivo. Ma la famiglia ha il diritto di appellarsi contro. Una procedura che nel caso del 13enne che ha fatto emergere lo scandalo, non sarebbe stata seguita. 

La competizione tra scuole

Del resto, stando all'inchiesta giornalistica, molti presidi abuserebbero delle lacune normative per aggirare i vincoli e decidere chi iscrivere e chi no, con l'obiettivo di tutelare il buon nome del proprio istituto. Un metodo dettato anche dal fatto che in Belgio buona parte delle scuole sono private parificate. E competono tra di loro per accaparrarsi gli studenti meno problematici. 

Lo ha ammesso lo stesso Bernard De Vos, delegato generale per i diritti dell'infanzia della Comunità francofona (che riguarda Bruxelles e Vallonia): “Alcuni studenti sono respinti per mancanza di posti, ma non hanno mai ricevuto la carta che certifica ufficialmente che non c'è spazio in quella determinata scuola”. De Vos ha informato le autorità competenti del caso del 13enne. E il risultato è stato che il ragazzino è stato ammesso nella scuola che lo aveva in un primo momento rifiutato. 

Adesso, in Belgio c'è chi vuole vederci chiaro: solo nel 2017, nelle scuole della Comunità francofona, sono state 2.023 le esclusioni e 1.372 i dinieghi alle re-iscrizione.
 

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