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Giovedì, 25 Aprile 2024
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BioNTech nega la revoca del brevetto sul vaccino richiesta dall'India: “A rischio la qualità delle dosi”

Il fondatore della casa farmaceutica si dice preoccupato per gli standard produttivi dei Paesi più poveri: "Il farmaco deve essere uguale ovunque". A difendere la posizione dei produttori sono le superpotenze industriali, a partire da Usa e Ue, mentre il Governo di Nuova Delhi chiede da mesi una licenza temporanea per produrre fiale

La casa farmaceutica BioNTech, che assieme a Pfizer produce il vaccino mRna anti-Covid più somministrato al mondo, ha ribadito la sua contrarietà alla revoca temporanea del brevetto sui farmaci anti-coronavirus. Il nuovo ‘no’ è arrivato da parte di Ugur Sahin, fondatore di BioNTech, che in un’intervista con diverse testate europee si è detto convinto che l’iniziativa volta a sospendere i diritti di proprietà intellettuale sulle dosi non renderebbe più rapida la produzione di vaccini e, anzi, creerebbe ulteriori problemi sulla qualità delle dosi. A chiedere a gran voce lo stop ai brevetti è una coalizione di oltre cento Paesi, capitanati da Sudafrica e India. Quest’ultima sta affrontando una drammatica recrudescenza della crisi sanitaria, accompagnata dall’incubo di una nuova variante sviluppata in loco. 

Gli standard di qualità

“Il rischio - secondo Sahin - sarebbe quello di vedere la comparsa di vaccini di qualità inferiore prodotti nei Paesi poveri”, ha detto il fondatore della casa farmaceutica tedesca. Lo scienziato non ritiene quindi una buona idea cedere a titolo gratuito o vendere le licenze di produzione dei vaccini ad altri soggetti, “se non licenze speciali per produttori molto competenti”, ha specificato nel corso del colloquio con la stampa. “Dobbiamo assicurarci - ha detto Sahin - che il vaccino che viene prodotto per esempio in Iraq o in Africa abbia la stessa qualità del nostro. Deve essere uguale ovunque”, ha sottolineato. 

Usa e Ue d'accordo con BioNTech

Alle argomentazioni di BioNTech sulla qualità del farmaco in tanti potrebbero replicare: ma allora cosa devono fare gli Stati che non possono permettersi le dosi o che non sono riusciti a stringere in tempo i contratti con le case farmaceutiche e si trovano ora nel bel mezzo dell’emergenza? “Stiamo ragionando con attenzione a cosa fare per mettere a disposizione il maggior numero di vaccini per i Paesi in via di sviluppo”, è la cauta risposta dello scienziato. La pressoché ovvia opposizione della case farmaceutiche che hanno letteralmente scoperto la cura alla malattia più temuta del mondo alla cessione dei diritti intellettuali si è accompagnata, in sede WTO, al sostegno delle superpotenze mondiali, Usa e Ue in testa, anch’esse scettiche sull’utilità dello stop temporaneo ai brevetti. Ma mentre i Paesi più ricchi del Pianeta pensano di uscire da soli dal tunnel del Covid, la crisi sanitaria torna a far paura nel continente da cui è partita quasi un anno e mezzo fa.

La situazione in India

Il contagio in India, denuncia Oxfam, sta raggiungendo proporzioni catastrofiche, con le strutture sanitarie al collasso. L’organizzazione non governativa mette l’accento sui quasi 380mila casi e le oltre 3.600 vittime nelle ultime 24 ore, con oltre 204mila morti in totale dall'inizio della pandemia. “Le persone stanno letteralmente morendo per le strade, nei parcheggi o nelle loro case. Non c'è nessuno in India che non sappia di amici, familiari o colleghi contagiati”, ha detto Amitabh Behar, direttore di Oxfam India. “Ospedali e centri sanitari chiedono attrezzature, medicinali e ossigeno, ma i prezzi sono schizzati alle stelle. Stiamo affrontando un'emergenza che va al di là della mia immaginazione, forse la più grave degli ultimi tempi”.

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