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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Berlino incorpora nei suoi gli archivi della Stasi, la Ddr è ufficialmente storia

Il passaggio segna, simbolicamente, che la Germania volta pagina rispetto al suo passato. Le informazioni sulla polizia segreta continueranno ad essere accessibili a tutti, per poter far luce su quanto accaduto negli anni del regime socialista

La Germania ha fatto un passo ulteriore, in parte simbolico ma significativo, per voltare pagine rispetto al suo passato, quando la nazione era divisa in due tra il blocco capitalista e quello socialista. L'agenzia tedesca dedicata alla gestione degli archivi della Stasi, la polizia segreta della Ddr, è stata chiusa e tutti i file che custodiva verranno ora incorporate nella più ampia struttura degli Archivi Federali (Bundesarchiv) del Paese. Il segretario di Stato per la Cultura e i media, Monika Grütters, ha però assicurato che nonostante il trasferimento, i funzionari continueranno a fare ricerche nell'enorme archivio, che contiene una immensa mole di carte e registrazioni di quella pagina di storia che si è conclusa oltre trent'anni fa con la caduta del muro di Berlino.

"Abbiamo reso giustizia alle vittime e abbiamo costruito il ponte verso la prossima generazione", ha detto responsabile dell'Autorità che gestiva gli archivi, Roland Jahn. "La struttura che abbiamo creato fa sì che questo lavoro possa continuare, e che anche in futuro gli atti della Stasi rimangano il simbolo della rivoluzione pacifica che ha portato alla caduta del Muro e alla riunificazione delle due Germanie", ha aggiunto, spiegando che la documentazione continuerà ad essere accessibile al pubblico e che i circa 1.300 impiegati dell'autorità passeranno all'Archivio federale. La scelta della data per il trasferimento dei file, il 17 giugno, ha anche un significato simbolico in quanto in quel giorno del 1953, il governo della Ddr e le truppe sovietiche repressero una rivolta popolare contro il loro dominio, e si ritiene che siano morte oltre 100 persone, ma il bilancio delle vittime rimane poco chiaro.

Negli archivi ci sono milioni di documenti, decine di migliaia di foto e di registrazioni realizzate durante il regime guidato prima da Walter Ulbricht e poi da Erich Honecker, annotazioni di informatori segreti, resoconti di pedinamenti, intercettazioni e sospetti redatti in linguaggio burocratico dagli zelanti agenti dell'Msf (il ministero per la sicurezza dello Stato, ossia la "Staatsicherheit", da cui il diminutivo Stasi). I numeri fanno impressione: si calcola che i "collaboratori" della Stasi fossero più di mezzo milione, in generale le spie che erano infiltrate finanche nei condomini, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università. Secondo alcune stime, il numero degli informatori rispetto alla popolazione di quello che si definiva "Scudo e Spada del Partito" era di uno a sei.

Da quando gli atti della "Staatsicherheit" sono stati resi disponibile al pubblico, oramai oltre trent'anni fa, sono stati circa 3,5 milioni i tedeschi che hanno potuto vedere con i propri occhi le carte che documentavano le notizie che lo Stato aveva raccolto su di loro, ogni mese vengono fatte circa 3mila richieste di accesso ai file. Vi si trovano storie anche drammatiche: mariti (o mogli) che scoprivano di essere stati spiati per tutta la vita dal coniuge, ex studenti che si trovavano dinnanzi la rivelazione che il loro arresto, tanti anni prima, era stato causato dalle "rivelazioni" dell'insegnante tanto ammirato. Storie di dissidenti messi all'indice per essere stati agenti al soldo del regime, salvo scoprire che era stata la soffiata di un insospettabile amico a pilotare le accuse.

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