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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Quasi 500 migranti minacciano di lasciarsi morire per la regolarizzazione, governo belga a rischio

I 475 sans-papiers che occupano una chiesa a Bruxelles e il campus universitario sono in sciopero della fame da quasi due mesi, 50 hanno iniziato anche quello della sete. Socialisti e Verdi potrebbero togliere il sostegno all'esecutivo

Quattro ministri del Belgio hanno annunciato di essere pronti a lasciare il governo qualora uno dei migranti irregolari in sciopero della fame da quasi due mesi dovesse perdere la vita. L’avvertimento degli esponenti del Partito socialista e degli ambientalisti di Ecolo è arrivata dopo che l’esecutivo non ha dato risposte ai 475 stranieri irregolari che hanno iniziato questa protesta estrema il 23 maggio. Sabato scorso una cinquantina di loro ha smesso anche di bere, una scelta che mette a rischio la vita stessa dei sans-papiers e che ha spinto addirittura le Nazioni Unite a sollecitare un intervento delle autorità. 

La protesta

Gli stranieri irregolari in agitazione nella capitale belga, alcuni dei quali affermano di vivere e lavorare nel Paese da oltre vent’anni, il 30 gennaio scorso hanno occupato la chiesa di Beguinage e parte dei campus universitari dei due principali atenei della capitale belga: l’Université Libre e la Vrije Universiteit di Bruxelles. Secondo la loro denuncia la condizione di irregolarità avrebbe aggravato le loro condizioni di vita durante la pandemia, costringendoli a smettere di lavorare senza alcun aiuto dello Stato. Di qui la scelta di venire allo scoperto, denunciando pubblicamente la loro condizione. All’occupazione della chiesa cittadina e dei campus universitari si è aggiunto poi lo sciopero della fame iniziato quasi due mesi fa. 

Condizioni estreme

Fonti dell’Union des sans-papiers pour la regularisation, il movimento nato in occasione dell’occupazione e che unisce gli irregolari alle persone che li sostengono, affermano che tanti migranti sono allo stremo e che alcuni di loro si trovano in pericolo di vita. Una situazione di emergenza che nella giornata di ieri ha convinto Olivier De Schutter, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani (ed ex candidato per il partito belga Ecolo), e Felipe Gonzalez, relatore speciale sui diritti umani dei migranti, a inviare una lettera aperta all’esecutivo belga per ricordare l’esistenza dell’obbligo di tutelare i diritti umani dei migranti, a prescindere che siano legalmente residenti o meno. Di fronte all'attuale emergenza, hanno scritto i due rappresentanti dell’Onu, “sarebbe auspicabile che il Governo confermasse che lo stato di salute degli scioperanti è un ostacolo a qualsiasi espulsione”. Di qui la raccomandazione di “considerare la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo, che consenta l'esercizio di un’attività economica”.

Rischio crisi di governo

Le richieste dell’Onu si aggiungono alle minacce di dimissioni arrivate dai partiti di centrosinistra della ‘colorata’ maggioranza che governa il Belgio. Soprannominata dai giornali come coalizione Vivaldi in onore di “Le Quattro Stagioni” del compositore italiano Antonio Vivaldi, l’alleanza finora ha tenuto assieme liberali, socialisti e verdi delle due aree linguistiche del Paese (la Vallonia francofona e le Fiandre fiamminghe), ai quali si aggiungono i cristiano-democratici fiamminghi. 

Linea dura

Nell’occhio del ciclone è finito Sammy Mahdi, segretario di Stato per l’Asilo e la migrazione, che ha negato qualsiasi concessione a favore degli irregolari in sciopero della fame e della sete. “Ci sono 150 mila migranti privi di documenti nel nostro Paese e non sarebbe giusto trattare diversamente 400 persone”, ha ribadito il ministro figlio di un rifugiato iracheno scappato in Belgio negli anni ’70. “Ovviamente, stiamo facendo di tutto per garantire che non ci siano morti”, ha spiegato in merito alle condizioni di salute degli occupanti. Una rassicurazione che non basta agli alleati di Governo, che minacciano di ritirarsi dalla maggioranza. 

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