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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Basta con l’export di dosi a senso unico": Ue verso lo stop alle consegne di vaccini al Regno Unito

L'ex Paese membro è il primo beneficiario di fiale prodotte nel Vecchio Continente, con 10 milioni di queste esportate nelle ultime sei settimane. Ma dagli stabilimenti inglesi di AstraZeneca che dovevano rifornire anche l'Unione non è ancora arrivato quanto Bruxelles si aspettava

“Tutte le opzioni sono sul tavolo”. Ursula von der Leyen non cita mai esplicitamente il divieto all’esportazione di vaccini verso il Regno Unito, ma dalle sue parole traspare un profondo sentimento di irritazione per il mancato arrivo di dosi dall’ex Stato membro, già accusato nelle ultime settimane di aver innalzato una barriera commerciale che permette il solo ingresso delle fiale in arrivo dal Vecchio Continente, senza consentirne il contestuale traffico in uscita. La frustrazione della presidente della Commissione europea potrebbe presto tradursi in provvedimenti mirati a “rendere le esportazioni verso quei Paesi dotati di una produzione interna di vaccini dipendenti dal loro livello d’apertura” e dunque dalle dosi in arrivo verso l'Ue.

In 6 settimane dall'Ue sono partite 41 milioni di dosi

Le dichiarazioni di von der Leyen, lette dalla stampa inglese come vere e proprie “minacce”, sono arrivate nel corso di una conferenza stampa convocata per presentare il certificato vaccinale e la strategia per la riapertura ai viaggi da Stato a Stato. Ma al posto del traffico di persone, a prendersi la scena è stato il traffico dei vaccini. “È davvero difficile - ha confessato la presidente, rispondendo alle domande dei giornalisti - spiegare ai nostri cittadini il motivo per cui i vaccini prodotti nell’Ue vadano a finire in altri Paesi, anche se questi ultimi producono vaccini,” mentre in Europa “non torna indietro nulla”. “Nelle ultime sei settimane - ha aggiunto von der Leyen - 41 milioni di dosi (prodotte nell’Ue, ndr) sono state esportate in 33 Paesi” extra-europei. Numeri che, secondo la numero uno della Commissione, “dimostrano che l'Europa sta cercando di far funzionare la cooperazione internazionale”. “Ma le strade aperte devono funzionare in entrambe le direzioni e perciò dobbiamo garantire che ci sia reciprocità e proporzionalità”.

Regno Unito primo beneficiario di vaccini made in Europe

Due concetti che finora non hanno trovato applicazione nel travagliato rapporto con il Regno Unito, Paese che è uscito dal mercato unico solo a inizio anno, giusto in tempo per gestire in autonomia la partita delle forniture di vaccino. “Nelle ultime sei settimane, 10 milioni di dosi sono state esportate nel Regno Unito, che è il primo beneficiario di vaccini dall'Unione europea” nonostante l’ex Stato membro vanti una forte produzione interna “di dosi AstraZeneca”, ha ricordato von der Leyen. Un tema, quello dei ritardi della casa farmaceutica anglo-svedese passato in secondo piano nell’agenda delle notizie per via dei recenti allarmi sulla sicurezza delle dosi, sulla quale è attesa per domani una pronuncia dell’Ema (l’agenzia europea del farmaco). Ma il tema delle dosi promesse e mai arrivate è rimasto in cima alla lista dei problemi della Commissione, spesso rimproverata anche per le inadempienze altrui. 

Il contratto non rispettato 

“Nel nostro contratto (con AstraZeneca, ndr) sono citati due stabilimenti nel Regno Unito che dovrebbero produrre dosi anche per l'Ue, ma noi siamo ancora in attesa”, ha sottolineato von der Leyen, che sul rapporto con Londra ha tagliato corto: “Non c'e' reciprocità”. Di qui la ‘minaccia’ di ripagare l’ex Stato membro con la stessa moneta, magari introducendo un meccanismo che blocchi le dosi in uscita verso Paesi che, pur potendo contare su una vasta produzione interna, non permettono alle case farmaceutiche di esportare.

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