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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lo studio

Negli ultimi 10 anni sulle strade europee sono morti 6mila bambini

Il Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti chiede un'azione rinnovata e obiettivi specifici per la protezione dei più piccoli

Seimila bambini sono morti nelle strade europee negli ultimi 10 anni. È questo il terribile bilancio rivelato dal Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti (nella sigla inglese, Etsc) che chiede un'azione rinnovata e obiettivi specifici per la protezione dei più piccoli. “L'impatto di queste morti che cambiano la vita delle famiglie e delle comunità è incommensurabile", e queste tragedie "hanno anche un costo economico, che sottrae risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per l'istruzione, il miglioramento della salute o altri beni sociali”, si legge in una nota diffusa dall’associazione.

Tra le circa 40 raccomandazioni rivolte ai governi nazionali e all'Ue, l'Etsc chiede la messa in atto di misure atte a rendere più sicuri i percorsi ciclabili e pedonali verso le scuole. Secondo il nuovo studio, solo sette Paesi in Europa hanno dichiarato di aver imposto limiti di velocità più bassi in prossimità delle scuole. Secondo il rapporto, nelle strade intorno alle strutture per l'infanzia e nelle aree urbane con un gran numero di ciclisti e pedoni dovrebbero essere imposto un limite di 30 km/h e l’accesso a queste zone dovrebbe essere ridotto.

"Per rendere le città sicure per i bambini bastano cose semplici, come la riduzione della velocità e le strade scolastiche. Ma se vogliamo davvero ridurre le centinaia di morti di bambini che si verificano tragicamente ogni anno, dobbiamo anche riprogettare i nostri spazi urbani per tenere i bambini separati dai veicoli in rapido movimento e dare loro spazio per giocare e muoversi", ha commentato Antonio Avenoso, direttore esecutivo del Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti. Nonostante i grandi progressi compiuti negli ultimi anni nel campo della sicurezza stradale, quasi la metà dei bambini morti sulle strade sono bambini che viaggiano in auto.

Sono disponibili solo dati limitati sull'uso corretto dei seggiolini per bambini in auto in tutta l'Ue, ma gli studi hanno dimostrato che l'uso scorretto rimane un problema estremamente forte. Per questo dal primo settembre 2024, solo i seggiolini per bambini conformi al nuovo standard Onu "R129" potranno essere venduti sul mercato. Questi seggiolini sono più sicuri per progettazione e possono essere montati solo con un sistema Isofix (un sistema internazionale standardizzato di ancoraggio all'auto del seggiolino), riducendo i rischi di un'installazione non corretta. La dotazione di punti di ancoraggio Isofix è obbligatoria sulle nuove auto nell'Ue dal 2014. L'Etsc sostiene che i seggiolini più sicuri (quelli rivolti all'indietro) dovrebbero essere resi obbligatori per tutto il tempo possibile, preferibilmente fino ai quattro anni di età del bambino, inoltre, dovrebbero essere soggetti ad aliquote Iva ridotte.

Con l'Unione europea che quest'anno rivedrà le regole sulle patenti di guida, l’associazione chiede anche l'obbligo di una formazione teorica e pratica, nonché di un esame pratico, per ottenere la patente Am (ciclomotore). L'Etsc avverte inoltre che 16 Paesi europei, tra cui l'Italia, consentono ai ragazzi di guidare il motorino a 14 o 15 anni, nonostante l'età minima raccomandata dall'Ue sia di 16 anni. "Al di sopra dei 14 anni, il 20% dei minori morti sulle strade è costituito da motociclisti, la maggior parte dei quali sono ragazzi", avverte il rapporto.

Gli autori dello studio hanno anche riscontrato grandi differenze nella sicurezza dei bambini tra i vari Paesi. Il tasso di mortalità stradale infantile in Romania è dieci volte superiore a quello di Norvegia, Cipro e Svezia. Quando la mortalità stradale infantile è relativamente bassa, anche la mortalità stradale del resto della popolazione tende a essere relativamente bassa e viceversa. Quando ciò non accade, potrebbe essere in parte dovuto al fatto che i bambini di quei Paesi tendono ad essere accompagnati a scuola e ad altre attività, piuttosto che essere autorizzati a viaggiare da soli in bicicletta o a piedi.

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