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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Auto elettriche, l'Ue si accorge dell'importanza del litio con nove anni di ritardo

Nel 2011, Bruxelles taglia fuori dalla prima lista di materie prime essenziali la base per produrre batterie. Poi la conferma della decisione nel 2014 e nel 2017. Solo oggi la svolta per dire stop alla dipendenza dall'Asia

L’Europa rischia da anni di rimanere senza batterie, ma la Commissione europea sembra essersene accorta solo ora. Tanti osservatori definiscono il litio “il nuovo petrolio” in quanto materia prima essenziale alla fabbricazione di batterie utili tanto per far circolare le auto elettriche quanto per stoccare l’energia accumulata grazie alle fonti rinnovabili, come i pannelli solari durante una giornata estiva. Peccato che Bruxelles abbia deciso solo adesso di inserire l’elemento chimico nella lista delle materie prime essenziali difficili da reperire nel Vecchio Continente. E che dunque richiedono sforzi e incentivi per essere importate da altrove a condizioni vantaggiose.

A convincere l’esecutivo Ue a rimettere in moto una strategia mineraria a decenni dalla dismissione di buona parte delle attività estrattive, in particolare nell’Europa occidentale, è l’urgenza di dotarsi dei mezzi necessari per compiere la tante volte annunciata “transizione verde” senza diventare dipendenti dalle batterie asiatiche. Con il Green Deal, l’Ue mira infatti ad azzerare le emissioni nette di CO2 in tutti i Paesi membri entro il 2050. Ma “solo per le batterie delle auto elettriche e lo stoccaggio di energia”, avverte il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic, “l'Europa avrà bisogno di una quantità di litio fino a 18 volte superiore (a quella attuale, ndr) entro il 2030 e fino a 60 volte di più entro il 2050”.

Da qui la scelta obbligata di inserire per la prima volta il litio nella lista Ue delle materie prime essenziali, a nove anni dal primo elenco. Oggi Bruxelles si dice alla ricerca anche di bauxite, titanio, stronzio e altri 27 materiali, a fronte della lista del 2011, che ne conteneva solo 14 e delle successive due riedizioni, che hanno aumentato il numero delle materie prime ricercate rispettivamente a 20 nel 2014 e a 27 nel 2017. Secondo i dati della Commissione, a oggi dalla Cina arriva il 98% del fabbisogno Ue di elementi di terre rare, la Turchia fornisce il 98% della domanda Ue di borato e dal Sud Africa arriva il 71% del fabbisogno Ue di platino. Per alcune materie prime come l'afnio e lo stronzio l'approvvigionamento Ue dipende addirittura da singole imprese sparse nel resto del mondo.

La decisione di puntare sul litio e dunque sulla fabbricazione made in Europe delle batterie arriva assieme al lancio della nuova Alleanza europea per le materie prime. Preannunciata da tempo, si tratta di un consorzio industriale aperto “a tutte le parti interessate”, tra cui imprese, Governi nazionali e locali, sindacati e associazioni. Sarà volta a ridurre la dipendenza dell'Europa dai Paesi terzi in campo di materie prime, diversificare l'offerta di fonti primarie e secondarie e promuove l'approvvigionamento sostenibile in tutto il mondo. 

Il lancio dell’Alleanza potrebbe segnare un cambio di passo dell’Ue nella ricerca e nel reperimento di materie prime, anche se non mancano iniziative simili annunciate in precedenza e che non hanno portato ai risultati sperati. Nel 2017 Bruxelles ha varato l’Alleanza europea per le batterie, il cui compito primario era proprio quello di “assicurare l’accesso alle materie prime necessarie per produrre batterie”. Tornando ancora più indietro nel tempo, si segnala la European innovation partnership on raw materials (Partenariato europeo per l'innovazione sulle materie prime), varato nel 2013, nato anch’egli col compito di “garantire l'approvvigionamento sostenibile di materie prime all'economia europea”. “Non possiamo permettere di sostituire l'attuale dipendenza dai combustibili fossili con la dipendenza da materie prime essenziali”, ha precisato oggi Sefcovic in conferenza stampa. Forse con la speranza che la nuova iniziativa non cada presto nel dimenticatoio.

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