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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il rifiuto / Austria

L'Austria non invita Zelensky in Parlamento: "Restiamo neutrali"

Il Paese che non lo ospiterà è lo stesso che nei negoziati con Mosca viene preso come modello per il futuro dell’Ucraina. Parte della maggioranza era favorevole, ma i popolari Fpo si sono opposti

In queste ultime settimane il presidente ucraino ha fatto il tour (virtuale) di molteplici Parlamenti, nazionali e sovranazionali, per rivolgere all’Occidente richieste di aiuto e di solidarietà dopo l'invasione da parte della Russia di Vladimir Putin. Italia, Francia, Germania, ma anche il Parlamento europeo, il Congresso degli Stati Uniti, la Knesset israeliana e Westminster, sono solo alcune delle Camere che hanno accolto e ascoltato le parole del leader ucraino. Ma c’è chi, nel proprio emiciclo ha preferito non ospitarlo in nome della neutralità.

Per ironia della sorte, tra i Paese che non hanno voluto concedergli lo spazio in Aula è l’Austria, che nei negoziati con la Russia è stata presa come modello per il possibile futuro statuto neutrale dell’Ucraina. Come ricostruisce the Local Austria, ad avanzare la proposta di un intervento di Zelenskyy nel Parlamento austriaco è stato il partito liberale Neos, che però si è scontrato conto un muso eretto nella stessa maggioranza di cui fa parte, in nome della neutralità di Vienna. "La nostra proposta non ha ricevuto l'approvazione della Spo (il partito socialdemocratico, ndr) e della Fpo (il partito conservatore, ndr). Questa idea sbagliata di neutralità ci lascia perplessi", ha detto il portavoce dei liberali.

L'Fpo ha rivendicato la sua scelta sottolineando che la neutralità austriaca è "un risultato di cui siamo giustamente orgogliosi". Il partito ha in seguito presentato un documento in cinque punti che chiede di preservare lo status neutrale, che include la richiesta di "mediare invece di sanzionare" e "una no-fly and no-transport zone" nel Paese, che metta nero su bianco che non ci può essere trasporto di soldati e attrezzature militari in una zona di guerra attraverso l'Austria. Herbert Kickl, il leader del partito, ha motivato il suo no dicendo che sarebbero stati contrari anche a un discorso del leader russo Vladimir Putin.

La Spo ha invece poi smentito di essersi opposta all'invito. In un comunicato stampa, il partito di centro-sinistra ha notato che c'è stata una "breve discussione politica" sull'argomento la scorsa settimana, senza voto o decisione. Il partito ha dichiarato che, durante la discussione, ha semplicemente "sottolineato che lo status neutrale dell'Austria deve essere preso in considerazione", aggiungendo che tale status potrebbe essere di grande vantaggio quando si tratta di agire come intermediario e che non si opporrà a tale invito. "Una cosa è chiara: l'Austria condanna fermamente la guerra di aggressione russa all'Ucraina da parte del regime di Putin, perché l'Austria non è mai neutrale verso la violazione del diritto internazionale e dei diritti umani", si legge nel testo. 

Tradizionalmente, un invito può essere fatto solo dal presidente del Consiglio nazionale, attualmente il politico dell'Ovp (centro destra) Wolfgang Sobotka. Rivolgendosi all’agenzia di stampa austriaca il politico ha detto che sarebbe disposto a rivolgere l’invito al presidente ucraino solo se si trovasse un accordo tra i diversi gruppi, accordo che per il momento non c’è. “Siamo convinti che bisogna prendere una posizione chiara in una situazione del genere. E questo significa anche che il presidente ucraino dovrebbe essere autorizzato a parlare nel Parlamento austriaco, come in altri Paesi", ha chiesto Scherak.

Paradossalmente La questione della neutralità austriaca è stata molto dibattuta di recente, quando la Russia ha invaso l'Ucraina e sono iniziate diverse discussioni sul ruolo dell'Austria in tale conflitto e sulle sanzioni contro i russi.

Il cancelliere Karl Nehammer (Ovp) ha poi chiarito che le discussioni sullo status dell'Austria non erano necessarie al momento e che l'Austria era, è e rimarrà neutrale. E paradossalmente il modello del Paese è proprio quello che, nei negoziati di pace tra Mosca e Kiev, è quello che è atato più volte paventato per il futuro dell'Ucraina. Nell’aprile del 1955, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Vienna firmò il cosiddetto Memorandum di Mosca con l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia per dichiarare la "neutralità perenne" del Paese. L’accordo politico, che fu poi tradotto in un trattato formalmente adottato come legge il 26 ottobre 1955, prevedeva che le truppe di questi Stati si ritirassero dal suo territorio e che l'Austria non facesse parte della Germania e non ci fosse alcuna cooperazione militare con essa. In ragione di questi accordi ancora oggi l'Austria non è membro della Nato e non ha fatto domanda di adesione, anche se ha aderito all'Unione europea nel 1995. I suoi eserciti sono generalmente impiegati, a lato dell’Onu e dell’Ue, in missioni post-conflitto, dove è più probabile che i soldati non siano costretti all’uso delle armi.

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