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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'Arabia Saudita ‘benedetta’ dalla guerra, il suo gigante petrolifero ora vale più di Apple

Riad risponde picche alla richiesta degli Usa di aumentare la produzione di greggio. E con le nuove sanzioni alla Russia i sauditi diventeranno ancora più ricchi

Il gigante petrolifero Saudi Aramco, azienda statale dell’Arabia Saudita, nel primo trimestre del 2022 ha registrato un aumento dei profitti pari all’82%. Un risultato che ha catapultato la società di idrocarburi in vetta alla classifica mondiale per capitalizzazione di mercato, con un clamoroso sorpasso sull’americana Apple. Un exploit dovuto all’aumento globale dei prezzi del petrolio, a sua volta causato dalla guerra in Ucraina. Una vera benedizione per l’economia saudita. 

I profitti record della società di Riad sono infatti frutto di un’attenta strategia di capitalizzazione dell’attuale contesto geopolitico. L’Arabia Saudita - il leader indiscusso dell’Opec, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio - dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina ha respinto gli appelli degli Usa affinché gli Stati ricchi di giacimenti aumentassero le vendite di barili di greggio per compensare l’export russo.

La strategia della Casa Bianca è facile da comprendere: incrementare la circolazione di petrolio sul mercato globale è la precondizione per il divieto di importazione di greggio dalla Russia, che assesterebbe un duro colpo all'economia di Mosca, senza generare un boom dei prezzi. D’altro canto, se i Paesi occidentali smettessero di acquistare petrolio dalla Russia senza un aumento dell’offerta degli altri Stati esportatori, il costo dei carburanti sarebbe destinato a salire. Quest’ultimo scenario permetterebbe a Mosca di reindirizzare a tariffe più alte le vendite dei barili di petrolio non comprati dall’Occidente e dunque continuare a finanziare la guerra in Ucraina grazie ai consumi globali.

L’Opec, dunque l’Arabia Saudita, ha risposto picche agli appelli degli Usa, facendo schizzare fino a 139 dollari al barile il prezzo del petrolio, ormai stabilmente superiore ai 100 dollari. Aumenti che hanno portato nelle casse di Aramco un utile netto di 39,5 miliardi di dollari nei primi tre mesi del 2022, quasi il doppio rispetto ai 21,7 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno precedente. Un miglioramento dei bilanci “principalmente trainato dall'aumento dei prezzi e dei volumi venduti del greggio”, ha spiegato l’azienda in una nota. 

Incassi record che hanno permesso ai sauditi di Aramco, con un valore azionario stimato intorno ai 2,42 trilioni di dollari, di spodestare dal trono dell’economia globale gli statunitensi di Apple, che si sono dovuti accontentare - si fa per dire - del secondo posto tra le aziende quotate in borsa, con un valore pari a 2,37 trilioni di dollari. 

Il no dell’Arabia Saudita agli appelli della presidenza Usa di Joe Biden per un aumento di produzione che vada a compensare il petrolio russo testimonia il pessimo rapporto tra l’attuale amministrazione americana e i leader di Riad. Tuttavia, il possibile stop alle importazioni petrolifere Ue dalla Russia - previsto nella proposta della Commissione entro l’inizio del 2023 - spingerebbe Bruxelles a unirsi agli appelli di Washington. Uno scenario che lascerà a Riad l’imbarazzo della scelta tra continuare a macinare profitti record o incrementare la sua influenza nella politica internazionale. E non è detto che i sauditi non riescano a portare a casa entrambi i risultati.

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