Allerta Usa: “L'embargo sul petrolio russo avrebbe un impatto negativo per l’Europa”
La segretaria al Tesoro, Janet Yellen, avverte Bruxelles sugli effetti dell’eventuale stop alle importazioni petrolifere da Mosca. L’Ue al lavoro sul sesto pacchetto di sanzioni
Mentre l’Ue e gli Usa garantiscono sempre maggiori forniture militari all’Ucraina, gli Stati occidentali sembrano sempre meno intenzionati ad andare fino in fondo nelle sanzioni energetiche alla Russia. Alle ben note resistenze da parte della Germania, il Paese che verrebbe colpito più pesantemente dall’eventuale embargo sulle importazioni di gas da Mosca, nelle ultime ore si sono aggiunti i dubbi degli Usa, preoccupati dalle conseguenze per l’economia globale dell’eventuale stop agli acquisti di petrolio russo da parte dell'Ue.
La segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha infatti raccomandato a Bruxelles di stare “attenta” nell'imporre un divieto totale alle importazioni di energia dalla Russia. “Nel medio termine - ha spiegato ieri in una conferenza stampa - l’Europa deve chiaramente ridurre la sua dipendenza dalla Russia per quanto riguarda l’energia”. Tuttavia, ha aggiunto, l’Ue deve "stare attenta quando pensa a un divieto europeo completo, ad esempio, sulle importazioni di petrolio”.
Tale provvedimento “aumenterebbe chiaramente i prezzi globali del petrolio” e “avrebbe un impatto dannoso sull'Europa e in altre parti del mondo”, ha avvertito la numero uno dell’economia a stelle e strisce. Yellen ha poi sottolineato che un embargo totale potrebbe non avere un impatto così negativo sulle finanze di Mosca, con la Russia che invece beneficerebbe di prezzi più elevati dell’energia causati proprio dal provvedimento europeo.
L’esponente di spicco dell’amministrazione americana ha invece ribadito la necessità di tagliare “i proventi delle vendite di petrolio e gas” alla Russia. “Se potessimo trovare un modo per farlo senza danneggiare l'intero mondo con prezzi energetici più elevati, sarebbe l’ideale”, ha aggiunto Yellen. Un auspicio in linea con la proposta sostenuta dal governo italiano di fissare un tetto Ue al prezzo del gas. "È una questione che stiamo tutti cercando di risolvere assieme", ha concluso la segretaria al Tesoro degli Usa.
L’altolà nei confronti delle sanzioni più dure alla Russia perché ritenute controproducenti è stato accolto con favore dalle cancellerie europee più scettiche nei confronti di tali provvedimenti. All’indomani delle parole di Yellen è arrivata anche la stima della Bundesbank, la Banca centrale tedesca, sulle conseguenze di un eventuale divieto di importazione del gas russo. Tale scelta costerebbe alla Germania 180 miliardi di euro e colpirebbe il 5% dell'attività economica tedesca nel solo anno in corso.
Un conto troppo salato che ha spinto la Commissione europea, ora al lavoro sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, a concentrarsi sul petrolio. Quest'ultimo rappresenta, infatti, una fonte energetica che non solo è più facile da rimpiazzare attraverso altri canali di approvvigionamento, ma è anche più redditizia per il Cremlino. Su circa 150 miliardi di dollari arrivati alla Russia nel 2021 grazie alle importazioni Ue di energia, ben 104 miliardi provenivano dai prodotti petroliferi come il greggio, la benzina e il gasolio. L’import verso l’Ue di gas naturale russo si è invece fermato a un valore di ‘soli’ 43,4 miliardi di dollari.
Di qui la scelta dell’esecutivo Ue, confermata dalle dichiarazioni degli ultimi giorni, di concentrarsi sul petrolio per colpire le entrate di Mosca senza mettere a rischio la produzione industriale e la stabilità dei prezzi nell’Ue. Ma l’embargo totale sul petrolio russo, come confermato dalle parole di Yellen, sembra ancora un’opzione irrealistica per l’Ue, troppo preoccupata dai fragili equilibri economici interni per prendere una decisione così forte.