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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'avanzata di Meloni in Svezia: il suo alleato potrebbe scalzare la sinistra dal governo

In vista delle elezioni dell'11 settembre, i Democratici svedesi sono diventati il principale partito di opposizione. E il suo leader Akesson potrebbe diventare il primo premier di destra dal Dopoguerra

In Svezia, l'ultima volta che un esponente di destra si è seduto sul seggio più alto del Rosenbad, la sede del governo, era il lontano 1930. Si chiamava Arvid Lindman, era un industriale conservatore ed è passato alla storia per aver contrastato le derive verso fascismo e nazismo all'interno del suo partito. Da allora è trascorso quasi un secolo, al Rosenbad si sono succeduti esecutivi soprattutto socialdemocratici, con alcuni intervalli di moderati e liberali. Ma l'11 settembre prossimo, il lungo digiuno della destra a Stoccolma potrebbe venire interrotto Jimmie Akesson, giovane ex webmaster di 43 anni, che ha preso le redini dei Democratici svedesi. E che in Europa è membro dei Conservatori, il partito Ue guidato da Giorgia Meloni.

L'ascesa al potere

Secondo gli ultimi sondaggi, i Democratici svedesi sono in continua avanzata e sono diventati la prima forza dell'opposizione, superando i Moderati, formazione di centro, e attestandosi al 21% delle preferenze (nel 2010 erano fermi al 5,7%). Dall'altra parte, i socialdemocratici dell'attuale premier Magdalena Andersson sono dati in calo, intorno al 28%, il risultato più basso dall'inizio dell'anno. Se i sondaggi dovessero venire confermati dalle urne, Akesson avrebbe la possibilità di chiedere di guidare un esecutivo in coalizione con moderati e liberali, un po' sul modello di quanto, si pensa, possa accadere a breve anche in Italia.

Per il momento, il giovane leader evita di parlare di alleanze e poltrone: “Non credo che dovrei sedermi e tracciare linee rosse su come dovrebbe essere il governo in questo momento. Dovremo deciderlo dopo le elezioni. Se potessi, sarei in un governo di maggioranza, ma non posso farlo da solo", ha detto in una recente intervista. Un atteggiamento "moderato" che sembra pagare: considerati per anni un partito neofascista intorno al quale erigere un cordone sanitario, oggi centristi e liberali sembrano più aperti alla possibilità di cooperare con i Democratici svedesi.

Ulf Kristersson, leader dei moderati che in precedenza aveva escluso qualsiasi alleanza con l'estrema destra, ha detto di voler dare a Akesson "una seria chance di confronto su ciò su cui siamo d'accordo prima che il governo venga eletto. E valutare se abbiamo una visione comune di ciò che vogliamo raggiungere”. Tradotto: i Demcratici svedesi potrebbero entrare in una coalizione di centrodestra che, sempre secondo i sondaggi, sarebbe testa a testa con un'alleanza di centrosinistra ed ecologista.

La "promozione" di Akesson è frutto del lavoro iniziato fin dall'epoca del suo impegno nelle giovanili del partito, fondato nel 1988 da frange provenienti dai movimenti neonazisti e suprematisti. Non a caso, fino al 2006, il logo del partito è stato una torcia simile a quella del British national front, il partito britannico di estrema destra. Il cambio di immagine è avvenuto in contemporanea con l'ascesa di Akesson, che nel 2005 ne è diventato il leader sconfiggendo la vecchia guardia e intraprendendo un'operazione di riforma del partito che lo ha avvicinato a posizioni più moderate.

Nel 2010, per esempio, Akesson ha istituito una Carta contro il razzismo e l'estremismo, ma soprattutto ha progressivamente epurato gli esponenti più legati alla vecchia guardia. Certo, questo non ha estirpato del tutto i legami con l'estrema destra: proprio in queste ore è rimbalzato sui media locali il messaggio via Whatsapp inviato da un funzionario dei Democratici svedesi a dei membri dell'ufficio parlamentare del partito, un messaggio in cui si invitavano i colleghi a un party per festeggiare l'anniversario dell'invasione nazista in Polonia.

Identikit del partito

Il messaggio è stato duramente criticato dai leader del partito, tanto più visto che in Europa, oltre a Fratelli d'Italia, i Socialisti democratici sono stretti alleati del PiS, la formazione di destra che guida il governo polacco e che di fatto tiene le redini dei Conservatori europei. Quello che accomuna questi partiti è senza dubbio la politica sull'immigrazione e l'euroscetticismo. Come Meloni, Akesson non ha mai rinnegato le battaglie a tutela dell'identità svedese e contro il multiculturalismo. Anzi, sono queste le sue principali armi di consenso. I Democratici svedesi chiedono il divieto del velo islamico e una riforma delle politiche di accoglienza che porti a una stretta sui richiedenti asilo e ai rimpatri dei migranti che commettono crimini. Pur difendendo la sanità pubblica così come è oggi (a differenza dei liberali), propongono di riservare le prestazioni sanitarie gratuite o calmierate ai soli svedesi.

In politica estera, poi, anche per liberarsi definitivamente dalle accuse di antisemitismo e, di recente, di vicinanza alla Russia di Vladimir Putin, i Democratici svedesi hanno lanciato proposte pro-atlantiche, un aumento delle spese militari, sostenuto l'ingresso nella Nato e promesso di spostare l'ambasciata svedese in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme qualora dovessero salire al governo di Stoccolma. Altro punto di stretta condivisione con Meloni e polacchi del PiS è l'euroscetticismo, anche questo ammorbidito di recente, ma Akesson ha chiarito di restare fortemente contrario a una maggiore integrazione Ue della Svezia.

Se c'è un punto su cui i Democratici svedesi hanno preso le distanze dai sodali Partito conservatore europeo è quello delle questioni Lbgtq: dopo anni di accuse (e non a torto) di omofobia, la leadership di Akesson ha impresso una svolta sul tema dei diritti delle minoranze sessuali, sostenendo i matrimoni Lgbtq e gli interventi per chi intende cambiare sesso. In questo, il giovane leader ha avvicinato il suo partito più che agli attuali pezzi grossi dei conservatori europei (PiS in primis, ma anche FdI) ai Tories britannici, che del resto del partito conservatore Ue sono stati fondatori e guida fino alla Brexit.

Difficile immaginare che i Democratici svedesi possano seguire le orme di Boris Johnson qualora dovessero davvero conquistare il potere a Stoccolma. Ma tra il PiS in Polonia, Meloni in Italia e il centrodestra in Svezia, il fronte euroscettico potrebbe avere in autunno la forza per mettere a rischio l'attuale blocco di potere a Bruxelles. E cambiare non di poco il corso delle strategie politiche fin qui seguite dall'Ue. Non ultima, quella per la transizione ecologica.    

       

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