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Giovedì, 28 Marzo 2024
il caso / Belgio

Allaccio abusivo alla base Nato per rubare cherosene: condannati un italiano e un russo

La banda si serviva di una condotta clandestina lunga 270 metri per deviare il carburante dall’oleodotto verso un magazzino. Circa 2,5 milioni di euro di danni per una base militare in Belgio

Un italiano, un russo e altri uomini di diverse nazionalità sono stati condannati in Belgio per aver rubato enormi quantità di cherosene destinato a una base aerea della Nato. Il furto quantomeno singolare è avvenuto tra dicembre 2018 e settembre 2019, quando le tensioni tra la Russia e l'Alleanza atlantica erano ancora lontane. L’organizzazione criminale si è servita di un ingegnoso sistema per sottrarre il carburante destinato ai mezzi militari. Un allaccio abusivo all’oleodotto che fornisce cherosene alla Nato ha consentito alla banda di sottrarre oltre 2 milioni di litri di carburante, per un valore di almeno 2,5 milioni di euro.

Il furto, riporta la stampa locale, è stato scoperto nell'estate del 2019, quando un rappresentante della Belgian Pipeline Organization (Bpo) ha denunciato anomali cali di pressione in un tratto dell’oleodotto a circa 20 chilometri dalla base militare di Chièvres, nel Belgio occidentale. Ma la vera svolta è arrivata il 17 settembre 2019 quando la polizia belga ha fermato un camion con targa italiana. Il mezzo che trasportava un carico di cherosene ha permesso agli agenti di risalire alla base operativa dei ladri di carburante e di scoprire come operavano.

Parte del cherosene destinato alla base militare veniva deviato attraverso una condotta sotterranea lunga circa 270 metri. Un sistema “che richiede delle capacità ingegneristiche, una pianificazione e una professionalità che personalmente non avevo mai visto prima”, ha dichiarato alla tv belga Rtl l’avvocato Frank Discepoli, legale di un moldavo che aveva affittato all’organizzazione criminale un magazzino nei pressi dell’allaccio abusivo. L’immobile, ha riportato il sito Rtbf, era sorvegliato 24 ore su 24 da due uomini provenienti dall’Est Europa, ciascuno dei quali è stato condannato a due anni di reclusione. Dalla scoperta del centro operativo dell’organizzazione criminale sono emerse le responsabilità di un italiano e un russo, ancora oggi latitante, condannati rispettivamente a quattro e otto anni di reclusione.

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“Contrariamente a quanto affermato dalla procura, il mio cliente non è stato riconosciuto come capo di questa organizzazione criminale”, ha precisato al termine del processo l’avvocata Elena D'Agristina, legale del cittadino italiano condannato. “Quanto alla richiesta di arresto immediato” disposta delle autorità belghe “abbiamo spiegato che il mio cliente, malato e in sofferenza, è in Italia e vuole scontare la pena nel suo Paese”, ha aggiunto.

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