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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il patto

Un terzo del Pianeta area protetta entro il 2030: ma tra il dire e il fare c'è di mezzo (anche) l'Oceano

All'indomani dello storico accordo Onu sulla biodiversità, cominciano a emergere i primi punti critici

L'accordo, a detta degli esperti, potrebbe avere una portata storica: un terzo del Pianeta dovrà diventare area protetta entro il 2030. È questo il risultato principale con cui si è chiusa la conferenza Onu sulla biodiversità, la Cop15, ospitata da Canada e Cina. Ma tra il dire e il fare, come già successo per gli accordi internazionali sul clima, ci sono di mezzo i soldi. Ma anche l'oceano (e non è un eufemismo).

Andiamo per ordine: il patto, la cui negoziazione ha richiesto oltre quattro anni e diversi ritardi a causa della pandemia, intende riportare in equilibrio l'umanità e la natura entro la metà del secolo. L'accordo di Montreal-Kunming, ribattezzato così dal nome delle due città ospitanti, mira a proteggere e ripristinare il 30 per cento degli ecosistemi terrestri, costieri e marini degradati entro la fine del decennio. Prevede la revisione dei sussidi dannosi per l'ambiente, oltre che misure per fermare le estinzioni di specie a rischio. Se attuato, potrebbe portare a cambiamenti significativi nell'agricoltura, nelle catene di approvvigionamento delle imprese e nel ruolo delle comunità indigene nella conservazione degli ecosistemi.

Sebbene il testo non sia giuridicamente vincolante, i governi dovranno dimostrare i loro progressi verso il raggiungimento degli obiettivi attraverso piani nazionali per la biodiversità. "La comunità globale ha ora una tabella di marcia per proteggere e ripristinare la natura e utilizzarla in modo sostenibile, per le generazioni attuali e future", ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. "Durante i quattro anni di negoziati, l'Ue ha lavorato per creare lo spazio per un accordo ambizioso. Ora è giunto il momento per tutti i Paesi di realizzare i nostri obiettivi naturalistici per il 2030 e il 2050", ha continuato. "L'Ue manterrà la rotta. Il Green deal europeo, in quanto strategia di crescita dell'Europa, ci pone in prima linea in questa trasformazione economica globale", ha concluso.

Stretto l'accordo, adesso bisogna attuarlo. E per farlo vi vuole denaro, e tanto. Secondo una stima di esperti e ong, per raggiungere il target del 30% servono 200 miliardi di dollari su scala globale. Il nuovo Fondo globale per la biodiversità che verrà creato dai circa 200 Paesi che hanno sottoscritto l'accordo (tra i firmatari mancano gli Stati Uniti) prevede uno stanziamento di 20 miliardi entro il 2025 e di 30 entro il 2030. Certo, i governi con casse pubbliche più ampie potranno attuare i loro obiettivi nazionali puntando sulle risorse proprie. Ma lo stesso non vale per i Paesi poveri e in via di sviluppo. Un aspetto positivo dell'accordo, da un punto di vista anche finanziario, è l'impegno a ridurre di almeno 500 miliardi entro 2030 i sussidi dannosi per la biodiversità.

Tornando alle note dolenti, una delle più preoccupanti potrebbe riguardare l'oceano: nell'accordo questa parola viene menzionata appena due volte. E non è una casualità. Cina, Russia, Indonesia e Argentina hanno infatti spinto per "annacquare" i riferimenti alla pesca eccessiva. Pechino, ricorda il Guardian, mantiene la più grande flotta peschereccia del mondo, con 17mila pescherecci industriali che pescano in tutto il globo e si raggruppano lungo i confini delle giurisdizioni di altri Paesi, risucchiando grandi quantità di pesci e calamari, ad esempio vicino alle Galapagos. Un modo per porre un freno alle pesca eccessiva sarebbe stato quello di menzionarla nel capitolo dell'accordo in cui si parla di ridurre i sussidi dannosi per la biodiversità. Una prima bozza del testo lo prevedeva, ma il riferimento è stato tolto prima della firma.

 Infine, c'è la questiona Stati Uniti: Wasgington si è tirato fuori dalla Cop15 da tempo, sulla scia dell'indirizzo preso con Donald Trump. La nuova amministrazione di Joe Biden ha promesso di rilanciare l'impegno Usa per il clima e la biodiversità. Si vedrà se e come, anche in questo, alle parole seguirano i fatti.

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