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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Guerra Russia-Ucraina

L’Ue lancia l'inchiesta per portare Putin alla Corte penale internazionale

Eurojust ha attivato la squadra d’indagine che raccoglierà le prove dei crimini di guerra da presentare ai giudici dell’Aia. Superato l’ostacolo della competenza del tribunale con la richiesta sottoscritta dall’Italia

Come mettere alla sbarra i responsabili dei crimini di guerra e contro l’umanità del conflitto in Ucraina. Questo il tema discusso nella riunione di venerdì tra i ministri della Giustizia dell’Unione europea che hanno dato il via libera alle attività d’indagine per “non lasciare nessuna zona di impunità”, ha spiegato alla fine dell’incontro la ministra italiana, Marta Cartabia.

Le attività d’indagine saranno svolte dall’Unità di cooperazione giudiziaria dell’Ue, meglio nota come Eurojust. L’agenzia Ue con sede a L’Aia, la città olandese che ospita anche la Corte penale internazionale, “ha già realizzato una squadra comune di indagine” sugli eventuali crimini di guerra in Ucraina, ha precisato il ministro francese Eric Dupond-Moretti. 

Il Guardasigilli del governo di Parigi ha inoltre annunciato che il lavoro d’indagine di Eurojust verrà associato alle attività del procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) “e questa è una vera e propria dimostrazione della volontà di agire”. In altre parole i ministri Ue vogliono garantire alla giustizia internazionale i responsabili dell’invasione e delle migliaia di vittime da essa causate, includendo altre crudeltà e reati emersi nelle ultime ore dai racconti dei profughi. 

“Le testimonianze delle vittime che hanno assistito ad atrocità - ha aggiunto Dupond - verrano raccolte da parte di Eurojust e queste prove saranno elementi di cui la giustizia avrà senz'altro bisogno" e che "verranno trasmesse alla Cpi”. 

Intanto la Corte dell'Aia si è già messa al lavoro sul dossier Ucraina. Il procuratore della Cpi, Karim Khan, aveva deciso lunedì scorso di “procedere con l'apertura di un’indagine”, nonostante la complessità del caso. Infatti “l'Ucraina non è uno Stato parte dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, quindi non può deferire essa stessa la situazione al mio ufficio”, aveva spiegato Khan in una nota. Tuttavia, aveva precisato “c'è un percorso alternativo” indicato nello Statuto “che potrebbe accelerare ulteriormente le cose” e che si aprirebbe qualora “uno Stato parte della Corte penale internazionale deferisse la situazione al mio ufficio, il che ci consentirebbe di procedere attivamente e immediatamente con le indagini indipendenti e obiettive”.

Un assist subito colto dagli Stati interessati, a partire dall’Italia, che qualche giorno fa ha sottoscritto, insieme ad altri Paesi, la procedura di attivazione della Corte penale internazionale per identificare la sussistenza di eventuali crimini di guerra in Ucraina. Tuttavia, se i tempi della giustizia nazionale sono quelli sono, le procedure a livello internazionale sono molto più lunghe e complesse. Basti pensare che per portare gli eventuali imputati alla sbarra bisognerebbe prima arrestarli. In altre parole, attualmente è impossibile prevedere se il presidente russo Vladimir Putin e i suoi uomini finiranno o meno davanti ai giudici dell’Aia.

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