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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Marocco ha sospeso dialogo con Ue, che però continua a elargirgli fondi. Che non servono molto

L'Europa è il primo donatore di aiuti allo sviluppo del Paese africano ma la Corte dei Conti comunitaria afferma che il sostegno “non ha mostrato alcun impatto significativo”

L'Unione europea è il principale donatore del Marocco per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo, nonostante il Paese abbia sospeso ogni dialogo formale con Bruxelles dopo che la Corte di giustizia comunitaria ha ribadito che il Sahara occidentale non è parte del paese nord africano. Ma questi aiuti non servono comunque e “non hanno mostrato alcun impatto significativo”. A sostenerlo è un report della Corte dei Conti comunitaria che critica senza appello gli interventi di Bruxelles.

Ue principale donatore

Per il periodo 2014-2020, la Commissione ha programmato aiuti per 1,4 miliardi di euro, principalmente per i tre settori prioritari: servizi sociali, stato di diritto e crescita sostenibile. Entro la fine del 2018, aveva concluso contratti per 562 milioni di euro e aveva effettuato pagamenti per quasi 206 milioni di euro nell'ambito del suo strumento di sostegno al bilancio, che mira a promuovere riforme e obiettivi di sviluppo sostenibile e costituisce il 75% della spesa annuale dell'Ue per il Paese. Attualmente il sostegno di bilancio medio dell'Ue di circa 132 milioni di euro all'anno rappresenta circa lo 0,37% della spesa annuale media della nazione, una leva finanziaria complessiva definita “limitata”, dalla Corte.

Nessun impatto significativo

I programmi, rileva l'organo con sede in Lussemburgo, “finora non hanno mostrato alcun impatto significativo”, poiché “meno della metà dei loro obiettivi erano stati raggiunti entro la fine del 2018”. Inoltre, continua il report, “alcuni di questi obiettivi non erano abbastanza ambiziosi da sostenere riforme significative, dal momento che a volte erano già stati raggiunti (o stavano per essere raggiunti) al momento della firma degli accordi di finanziamento”. Cioè i soldi sono stati spesi per finalità di fatto inutili. Come se non bastasse i revisori hanno scoperto che “mancavano controlli rigorosi sulla valutazione dei risultati e talvolta venivano effettuati pagamenti quando gli obiettivi non erano stati raggiunti e anche quando la situazione si era effettivamente deteriorata”.

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