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Martedì, 19 Marzo 2024
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Orban: "Gay lunatici". E il garante di Budapest ferma la campagna anti-omofobia

L'autorità ungherese dei media ha avviato un procedimento nei confronti del gruppo Rtl per aver trasmesso uno spot in cui compaiono coppie omosessuali che reagiscono ai commenti omofobi pubblicati online. Mentre il premier dice addio al Ppe prendendosela con la comunità Lgbtq

In Ungheria continuano le discriminazioni contro la comunità Lgbtq, definita “lunatica” dal primo ministro Orbàn. Negli ultimi giorni, una pubblicità, che presenta coppie Lgbtq che reagiscono ai commenti omofobi pubblicati online, è diventata protagonista di una disputa tra il governo e il gruppo televisivo Rtl. L’autorità nazionale dei media e della comunicazione di Budapest ha avviato un procedimento contro il canale ungherese del gruppo tedesco, sostenendo che lo spot non fosse adatto ai bambini.

Una storia di discriminazioni

La campagna su Rtl arriva dopo una lunga serie di polemiche tra i difensori dei diritti civili e la maggioranza di governo. Più precisamente, lo spot prende di mira la modifica della Costituzione ungherese approvata a fine 2020, che chiude di fatto a ogni ipotesi di adozione da parte di coppie omosessuali, sancendo che quando si parla di famiglia, "la madre è una donna, il padre è un uomo", altre alternative non sono possibili. In un altro paragrafo nuovo inserito nella Carta fondamentale si afferma esplicitamente che "l'Ungheria protegge il diritto dei bambini all'identità sessuale con la quale sono nati”, aggiugendo anche di voler garantire “un'educazione corrispondente ai valori che sono alla base dell'identità costituzionale e alla cultura cristiana" del Paese. L'esecutivo di Budapest ha motivato la decisione sostenendo che "i nuovi processi ideologici in Occidente" hanno reso necessario "proteggere i bambini da possibili interferenze ideologiche o biologiche". "Ci è permesso avere e abbiamo un'opinione su diverse abitudini di gestione della vita, ma in Ungheria anche coloro che appartengono a una minoranza basata sul loro stile di vita possono esercitare pienamente i loro diritti costituzionali", aveva sostenuto Orban.

Lo spot è una risposta palese a questa legge, e una sfida anche a un governo che, secondo l'opposizione e la stessa Commissione europea, starebbe limitando sempre di più la libertà dei media, come successo di recente con il ritiro dell'autorizzazione a trasmettere alla radio anti-Orban Klubradio. Una provocazione che il governo di Budapest ha colto a balzo per rilanciare la sua crociata anti-Lgbtq. Secondo Tamás Dombos, amministratore delegato di Hatter Society, il gruppo dietro la campagna pubblicitaria, “l'autorità dei media sta cercando di mettere a tacere i gruppi Lgbtq per impedire qualsiasi dibattito sociale significativo su questo tema”.

Dombos ha assicurato che il video della campagna mandato in onda “non contiene elementi che potrebbero causare danni ai minori". E ga accusato il governo ungherese di aver iniziato ad attaccare i gruppi Lgbtq perché la retorica contro i migranti non aveva più l'effetto desiderato, mentre la minoranza arcobaleno risultava essere il gruppo che spiccava di più. Non a caso, il premier Orban, dopo aver annunciato l'addio del suo partito al Ppe di Angela Merkel, ha scritto un editoriale in cui rilancia la sua retorica anti-gay: “Dobbiamo costruire un diritto democratico europeo che offra una casa ai cittadini che non vogliono i migranti, che non vogliono il multiculturalismo, che non si sono poegati ai lunatici Lgbt, che difendono le tradizioni cristiane europee, che rispettano la sovranità delle nazioni, e che vedono le loro nazioni non come parte del loro passato, ma come parte del loro futuro”.

La legge sui media

La controversa legge ungherese sui media, una delle prime leggi emanate dopo che Fidesz e Orban sono saliti al potere nel 2010, elenca tra gli obiettivi del servizio pubblico radiotelevisivo promuovere "il rispetto per l'istituzione del matrimonio e dei valori familiari". Ma, come ha spiegato Dombos, la legge non è stata utilizzata per limitare la trasmissione di materiale filo-Lgbtq fino allo scorso anno, quando il governo ha cominciato a prendere di mira questo tipo di contenuti. Tra le mosse più eclatanti, la decisione di ritirarsi dall’Eurovision perché considerato "troppo gay." Ma la lista di censure è lunga.

Per esempio, lo scorso gennaio, un canale è stato multato per aver trasmesso un segmento in cui il politico liberale di Budapest Péter Niedermüller ha lamentato che se la società ungherese dovesse "isolare" i gruppi di minoranze, compresi i migranti, Rom e altri, rimarrebbe solo un "terrificante gruppo di maschi bianchi, cristiani, eterosessuali." Anche Coca Cola è stata multata l'anno scorso per una campagna pubblicitaria in cui c’erano coppie omosessuali che si baciavano. Secondo il governo ungherese i manifesti avrebbero potuto "compromettere lo sviluppo fisico, mentale, emotivo e morale di bambini e adolescenti."

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