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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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“Zone libere da ideologia Lgbti”, Strasburgo condanna la Polonia ma FdI e Lega difendono Varsavia

Oltre 80 comuni polacchi hanno invitato ad astenersi dall'intraprendere qualsiasi azione che incoraggi il rispetto della comunità omosessuale. Gli europarlamentari chiedono “azioni concrete per porre fine alle discriminazioni”

Gay e transessuali non sono benvenuti in un’ampia regione della Polonia, che corrisponde alle amministrazioni che si sono dichiarate zone franche LGBTI". L’etichetta è stata adottata da oltre 80 tra comuni e province, senza suscitare reazioni da parte del Governo di Varsavia. Motivi che hanno spinto il Parlamento europeo a condannare tutti gli atti pubblici di discriminazione contro le minoranze, chiedendo alla Commissione europea di intervenire contro la Polonia. Tra le delegazioni italiane hanno votato a favore della risoluzione Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e Forza Italia mentre hanno votato contro Lega e Fratelli d’Italia

Le discriminazioni

Nella risoluzione - approvata con 463 voti favorevoli, 107 contrari e 105 astensioni - i deputati condannano l’istituzione, dall’inizio del 2019, delle aree "libere dall'ideologia LGBTI" da parte di decine di comuni, contee e regioni del sud-est della Polonia. Tramite circolari non vincolanti, i governi locali sono stati invitati ad astenersi dall'intraprendere qualsiasi azione che incoraggi il rispetto verso persone LGBTI ed evitare di fornire assistenza finanziaria alle ONG che lavorano per promuovere la parità di diritti. Il Parlamento europeo esorta le autorità polacche a revocare tutte gli atti che attaccano i diritti delle persone LGBTI. 

Comportamenti dei politici

Strasburgo ha inoltre espresso profonda preoccupazione per il crescente numero di attacchi contro le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (Lgbti) in tutta l’Ue da parte di Stati, funzionari statali, governi nazionali e locali e politici. Esempi recenti, citati nel dibattito parlamentare, includono anche dichiarazioni omofobe riportate durante una campagna referendaria in Romania e discorsi d’incitamento all’odio nei confronti delle minoranze nel contesto delle elezioni in Estonia, Spagna, Regno Unito, Ungheria e Polonia.

Leggi in vigore e direttive bloccate

Si chiede, in particolare, di intraprendere azioni concrete per porre fine alle discriminazioni che possono portare al bullismo, agli abusi o all'isolamento delle persone Lgbti negli edifici scolastici. “Sebbene nella maggior parte degli Stati membri siano in vigore misure legali contro la discriminazione - si legge in un comunicato del Parlamento europeo - queste non sono sufficientemente attuate”. Gli europarlamentari fanno notare anche che la Direttiva Ue sulla non discriminazione, bloccata dai ministri dei Paesi membri da 11 anni, contribuirebbe a colmare tale lacuna nella protezione.

In difesa della Polonia

“Si è consumata l’ennesima esibizione di un malinteso senso di apertura verso i diritti delle minoranze da parte delle sinistre, da quella estrema nel Gue a quella più istituzionale come il Pd italiano”, lamenta Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, tra i contrari al testo votato in Aula. L’europarlamentare attacca la “sinistra europea”, colpevole di voler “imporre la propria visione del mondo con la forza a tutti, fin dai banchi della scuola elementare”. L’esponente del partito di Giorgia Meloni sostiene che quella delle zone anti-gay in Polonia sia una fake news, “inventata di sana pianta”. “È una cosa ridicola e totalmente falsa”, scrive il deputato.

Conservatori contro popolari

“Ma ciò che stupisce di più - prosegue - è il sostegno alla mozione delle sinistre da parte del Partito Popolare Europeo pur di essere considerato “politicamente corretto”, o peggio, pur di attaccare il governo polacco che ha relegato per l’ennesima volta all’opposizione il presidente Ppe Donald Tusk”. Un vero e proprio 'derby' nel centrodestra europeo, sempre più diviso sui diritti civili. “Se difendere il concetto di famiglia, contrastare l’imposizione della ‘teoria gender’ nei sistemi scolastici nazionali, significa attitudine all’emarginazione dell’altro - conclude Procaccini - allora lasciatemi dire che ormai siamo noi, difensori di un sistema valoriale tradizionale, le vere vittime di discriminazione”.

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