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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"Con i marchi Dop per l'artigianato 300mila nuovi posti di lavoro nell’Ue"

Secondo uno studio del Parlamento europeo, estendere le etichette di qualità in vigore per vini e formaggi a piastrelle in ceramica, vetri e tessuti regalerebbe enormi vantaggi, soprattutto all’Italia

Dal vetro di Murano al marmo di Carrara, passando per il cristallo di Boemia e le porcellane di Meissen: quali sarebbero gli effetti sul mercato della manifattura se l’Ue cominciasse a tutelare questi prodotti come viene già fatto con vini Igp e formaggi Dop? Certamente positivi, secondo il Servizio Ricerca del Parlamento europeo che nello studio sulle “Indicazioni geografiche per prodotti non agricoli” mette nero su bianco le opportunità per le imprese europee, incoronando la ceramica come “regina” del Dop (denominazione d’origine protetta) non alimentare. Con 47 indicazioni geografiche esistenti, ma tutelate solo a livello nazionale, e 167 potenziali nuove etichette legate ai territori, la sola ceramica si accaparrerebbe il 25% delle nuove certificazioni di qualità, con un totale stimato di 214 varietà.

I vantaggi dell'artigianato Dop

Il think tank del Parlamento europeo stima una crescita delle esportazioni per i Paesi Ue nel solo mercato unico “tra i 37,6 e i 50 miliardi di euro dopo vent’anni dall’introduzione del sistema di tutela”. Un aumento che, paragonato alle esportazioni dei settori interessati nel 2018, avrebbe un valore commerciale netto variabile dal +4,9% al +6,6%. Assieme alle merci in circolazione crescerebbe anche la domanda di forza lavoro nel settore manifatturiero, con “un potenziale aumento dell'occupazione a livello regionale dello 0,12-0,14%”. In altre parole, riconoscere l’alta qualità legata ai territori di provenienza di ceramiche, oggetti in pietra, tessuti, vetri e articoli in legno, assicurano gli esperti del Parlamento europeo, “contribuirebbe a creare dai 284mila ai 338mila nuovi posti di lavoro in tutta l’Ue”. 

L'Italia tifa per i bollini di qualità

Musica per le orecchie della manifattura italiana, leader del settore della piastrella in ceramica. Nonostante il Belpaese non rientri nemmeno tra i primi cinque produttori mondiali di terracotta, il valore delle sue esportazioni le regalano un posto nel podio delle potenze mondiali del settore, assieme a Cina e Spagna. Un riconoscimento certificato della qualità dei prodotti artigianali e manifatturieri aiuterebbe inoltre il contrasto del made in Italy contraffatto. Sebbene le frodi si verifichino anche nel settore agroalimentare, già coperto dalla normativa europea sull’origine certificata, i bollini Dop, Doc e Igp hanno indubbiamente aiutato molte imprese italiane a veder riconosciuto a livello internazionale il valore aggiunto dei propri prodotti, aiutando settori quali quello del vino, del formaggio e dei salumi ad aumentare il proprio fatturato. Caso di scuola, citato nello studio, è quello del Parmigiano Reggiano, che grazie al bollino di qualità riconosciuto dall’Ue “ha raddoppiato l’occupazione nei caseifici”. 

Idee nel cassetto

L’intuizione lanciata dagli esperti arriva però con qualche anno di ritardo rispetto a una risoluzione approvata l’8 ottobre 2015 dal Parlamento europeo, che mirava proprio “all’estensione della protezione delle indicazioni geografiche” a quei prodotti non agricoli che “sono una parte integrante della nostra identità e un elemento importante del patrimonio culturale degli Stati membri”. “È nostro compito e dovere nei confronti dell’industria italiana avviare, nel corso del Semestre di Presidenza Italiana dell’Ue, un processo per arrivare all’indicazione geografica dei prodotti non agricoli”, dichiarò qualche mese più tardi Sandro Gozi, all’epoca sottosegretario agli Affari europei. Ma a quattro anni di distanza, tanto la risoluzione dell’Eurocamera quanto le dichiarazioni dei politici sono rimaste lettera morta.

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