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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso / Spagna

Il villaggio che ha perso 20.000 ulivi per far posto ai pannelli solari

I progetti per l’installazione di migliaia di sistemi fotovoltaici mettono in allarme i cittadini di Cartaojal in Andalusia. A rischio anche i posti di lavoro

Circa 20mila ulivi abbattuti, alcuni anche secolari, per far posto ai pannelli fotovoltaici. Sta provocando aspre polemiche il vasto programma di transizione energetica avviato dall'Andalusia: un'ondata di nuovi impianti solari sta stravolgendo (e continuerà a farlo) il piccolo villaggio di Cartaojal, frazione della città di Antequera, il comune più grande della provincia di Malaga, in Spagna. Qui sono iniziati i lavori di quattro i progetti che prevedono l’installazione di oltre 500 ettari di pannelli fotovoltaici che occuperanno i terreni dove sono piantati, da anni, migliaia di ulivi. Un'operazione che viene contestata da un gruppo di cittadini, preoccupati per il suo impatto sull'occupazione e sull'ambiente.

"Queste terre sono oliveti, sono lavorate dalla gente del posto. Non ci sono terreni incolti su cui mettere i pannelli?", chiede Juan María Cívico, membro della piattaforma di cittadini che si oppone al progetto. Il più grande dei quattro parchi dedicati al fotovoltaico è Guadacano, un piano che prevede di occupare 145 ettari in tre aree e con una capacità di generazione superiore ai 50 MW. Gli altri tre ad aver avuto il via libera del governo andaluso sono Archo I (157 ettari), Archo II (106 ettari) e La Herrera (124 ettari). La piattaforma civica che contesta questi progetti sostiene di non essere contraria allo sviluppo delle rinnovabili di per sé, ma al fatto che "si stia costruendo tutto sopra le nostre teste" senza che la popolazione riceva alcuna compensazione.

"Sono stati rimossi circa 20mila ulivi. Sono 60 giorni di lavoro per squadre di sei o sette persone, solo per sradicare gli alberi. Senza considerare l'impatto delle attività connesse, i camion, i taglialegna", dice Cívico a ElDiario.es. Secondo l'attivista, la perdita di questi ulivi costerà alla fine 500 posti di lavoro in meno in agricoltura. E ci sono poi le preoccupazioni per l'ambiente, legate all'impatto su temperature e risorse idriche delle lastre dei pannelli durante la stagione estiva, quando la temperatura nella regione può superare i 40 gradi. I promotori del progetto hanno garantito che i pannelli saranno nascosti dalle colline e che non emetteranno calore, consumando a malapena l’acqua di un ettaro di terreno irrigato. Inoltre, gli impianti porteranno vantaggi ai proprietari dei terreni, che hanno visto nell’affitto di impianti fotovoltaici un affare decisamente più redditizio e sicuro della raccolta di olive.

I residenti che si oppongono al progetto hanno organizzato manifestazioni e chiesto l'intervento del sindaco di Antequera, il quale ha alzato le spalle: "Abbiamo poco margine di azione", ha spiegato Manuel Jesus Barón, primo cittadino della città andalusa. Non sono dello stesso avviso i 93 sindaci dell’intera comunità andalusa (per la maggior parte di Malaga) che, impotenti di fronte alla desertificazione dei loro territori, si sono recati al Parlamento regionale per chiedere di fermare e mettere ordine al "boom" del fotovoltaico che sta distruggendo migliaia di ettari di campi in tutta l'Andalusia. Ma anche queste proteste sono state vane: la nuova giunta andalusa di centrodestra vuole andare avanti con la transizione energetica.

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