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Martedì, 16 Aprile 2024
Ambiente

L'Ue vuole puntare sul mare e le energie rinnovabili offshore per salvare il Clima

Dalle eoliche galleggianti alle tecnologie che puntano a produrre elettricità dai movimenti degli oceani. Bruxelles vuole un "massiccio" cambio di paradigma per raggiungere gli obiettivi climatici per il 2050, ma saranno necessari investimenti di quasi 800 miliardi

Nel suo sforzo di ridurre le emissioni l'Unione europea intende puntare sulle centrali rinnovabili, e non solo quella già più diffuse (anche se comunque non certo abbastanza), come quelle fotovoltaiche ed eoliche, ma in maniera crescente su quelle che sfuttano i movimenti degli oceani come onde e maree, ma soprattutto i forti venti che soffiano lontano dalle coste.

La sfida

"Le tecnologie energetiche oceaniche dovrebbero dare un contributo significativo al sistema energetico e all'industria europei a partire dal 2030", afferma la Commissione nella sua strategia presentata oggi. “Con i nostri vasti bacini marittimi e la nostra leadership industriale, l'Unione europea ha tutto il necessario per affrontare la sfida. Le energie rinnovabili offshore sono già un vero successo europeo: intendiamo trasformarlo in un'opportunità ancora maggiore per energia pulita, posti di lavoro di alta qualità, crescita sostenibile e competitività internazionale", ha dichiarato Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo della Commissione.

Massiccio aumento

Dall'energia eolica offshore galleggiante, alle tecnologie basate sull'energia oceanica - come gli impianti che sfruttano il moto ondoso e le maree o gli impianti fotovoltaici galleggianti, oppure l'uso di alghe per produrre biocarburanti, le possibilità sono tante, ma c'è bisogno di progredire ancora molto nello sviluppo di queste tecnologie, anche perché gli obiettivi sono ambiziosi: l'Ue vuole aumentare la capacità eolica offshore dell'Europa dagli attuali 12 GW ad almeno 60 GW entro il 2030, e a 300 GW entro il 2050. La Commissione si propone di integrare questa capacità entro il 2050 con 40 GW provenienti da energia oceanica e da altre tecnologie emergenti, come l'eolico e il fotovoltaico galleggianti. "La strategia odierna indica come sviluppare le energie rinnovabili offshore integrandole con altre attività umane - come la pesca, l'acquacoltura o il trasporto marittimo - e in armonia con la natura", ha garantito il commiissario all'Ambiente, Virginijus Sinkevičius.

Energie oceaniche cruciali

Soprattutto le energie prodotte da maree e onde sarebbero molto preziose, in quanto piuttosto prevedibili e non soltanto legate alle condizioni metereologiche, soprattutto le maree. In quanto tali, si legge nel testo della Commissione, le energie oceaniche si ritiene possano avere "un ruolo cruciale nella decarbonizzazione delle isole dell'Ue" e nella stabilizzazione della rete elettrica, che è sottoposta a crescenti pressioni a causa delle crescenti quote di energia eolica e solare che sono però variabili e dipendono da un meteo in continuo cambiamento. Al momento però la tecnologia per produrre energia dai movimenti dei mari non è la più sviluppata, osserva l'esecutivo comunitario, secondo cui "è necessaria una riduzione significativa dei costi per le tecnologie energetiche delle maree e delle onde per sfruttare il loro potenziale nel mix energetico". L'obiettivo, stabilito nel progetto di strategia, è di puntare “massicciamente” sullo sviluppo di queste tecnologie per provare a raggiungere capacità installate di almeno 40GW entro il 2050.

Necessari quasi 800 miliardi

E per farlo, riconosce l'esecutivo, servirà “un massiccio cambiamento di scala per il settore in meno di 30 anni”, un cambiamento che dovrebbe arrivare “a una velocità che non ha avuto equivalenti in altre tecnologie energetiche in passato". Secondo i piani la capacità di produzione di energia rinnovabile da impianti offshore dovrebbe essere moltiplicata 25 volte entro il 2050 per raggiungere l'obiettivo di neutralità climatica del blocco. Ciò si traduce in un investimento stimato fino a 789 miliardi di euro, sottolinea la Commissione, definendolo “un orizzonte molto impegnativo”.

Per i Verdi piano "non abbastanza ambizioso"

Il piano è stato criticato dai Verdi che, pur accogliendolo con favore ritenendolo comunque un avanzamento rispetto alla situazione attuale, lo hanno però definito non “abbastanza ambizioso”. “Ancora una volta, purtroppo, la strategia della Commissione europea non è abbastanza ambiziosa. I suoi obiettivi sono troppo timidi, soprattutto l'obiettivo intermedio di 60 gigawatt entro il 2030, quando avremo bisogno di 450 gigawatt per raggiungere la neutralità climatica. Questa mancanza di ambizione riflette solo la mancanza di ambizioni più generali sugli obiettivi climatici”, ha dichiarato a nome del gruppo l'eurodeputato francese Damien Carême.

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